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Recensione

13 Feb 2009

Venerdì 13

a cura di Cinematografo.it

Il dodicesimo capitolo della saga non è un remake né un sequel. Ma il tentativo, riuscito, di dare nuovo lustro al famigerato babau


Giudizio: OOOOO   E' morto, rinato, traghettato a New York, sceso all'inferno, e ha ucciso Freddie Kruger. Dopo 29 anni e 11 film credevamo che avesse finalmente sepolto l'ascia di guerra e fosse andato in pensione - ammesso che l'uomo nero ne abbia diritto a una - ma così non è stato. Torna, sei primavere dopo l'ultima avventura, il famigerato Jason Voorhees, uno dei più celebri e deformi (ma è in buona compagnia) babau della storia del cinema. E ricomincia daccapo. Ovvero dalla leggendaria miniera di Crystal Lake, teatro della prima sanguinosa mattanza. Rispetto al capostipite della saga (Venerdì 13 di Sean S. Cunningham), il film della famigerata ditta Nispel/Bay (già artefici nel 2003 del rifacimento di Non aprite quella porta) si presenta con lo stesso titolo, ma non è un remake né un sequel, bensì una via di mezzo (un requel?). Nel prologo ritroviamo la fine del Venerdì 13 originario, con la madre assassina di Jason, Pamela, intenta a completare l'operazione di sterminio di giovani e insulsi campeggiatori (la donna ne è ossesionata: vent'anni prima suo figlio era annegato nelle acque del lago senza che nessuno del camping fosse intervenuto in soccorso). Le va male, capitolando dinnanzi all'ultimo survivor ma passando il testimone al figlio, che nel frattempo è riemerso dalle acque. Passano gli anni, e altri giovani idioti con sacco a pelo si avventurano tra i boschi del campo, ignari che lì ad attenderli c'è un mostro sanguinario... Nispel - nel doppio tentativo di non scontentare i vecchi fan e di accalappiarne di nuovi - fonde passato e presente dell'immaginario "jasoniano": recupera la matrice moralista e sessuofoba dell'archetipo (a morire sono i soliti sporcaccioni, segaioli, beoni, fattoni e quant'altro), le soggettive estenuanti, le generose forme e i cervelli piombati, legandoli all'estetica trucida (e plastificata) e al vezzo parodistico dell'horror contemporaneo. Così, tra spettacolari numeri di macelleria, situazioni grottesche e un paio di azzeccate trasgressioni (geniale il doppio incipit; onesto l'omaggio all'autentico padre di Jason: Halloween- La notte delle streghe), il film non delude le attese, consegnandoci in definitiva la fine del temibile uomo nero e la nascita, forse, dello spaventapasseri buffo.

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Venerdì 13
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