RECENSIONE FILM a cura di Cinematografo.it

L'uomo con il megafono

19 novembre 2012

L'uomo con il megafono

Al festival di Roma la Scampia di Vittorio Passeggio: regia di Michelangelo Severgnini, la speranza non va in archivio

"Dedicato agli italiani che non hanno mai smesso di lottare". Quelli come Vittorio Passeggio, uno dei pochi rimasti a combattere per cambiare la realtà di una delle tante periferie napoletane abbandonate, un universo chiuso e sperduto chiamato "Vele" nel quartiere di Scampia. Vittorio, l'uomo che con il suo megafono tenta ogni giorno di risvegliare le coscienze di coloro che in quell'universo lasciano che la loro vita scorra inesorabile.Michelangelo Severgnini fotografa uno spaccato vivo della Napoli di Scampia, seguendo da vicino la quotidianità di un piccolo grande uomo, che umilmente ma con coraggio riapre la sede dello storico Comitato degli Inquilini delle Vele, un tempo rappresentativo delle lotte sociali di chi non si è mai arreso alle condizioni di abbandono e degrado in cui riversa tuttora il complesso abitativo. La telecamera di Severgnini segue da vicino – letteralmente, con primissimi piani carichi di intensità sui volti rassegnati, furiosi, malinconici, angosciati – la vita degli ultimi inquilini delle Vele, rimasti in balia delle vacue promesse di chi cerca ancora una volta di "comprarsi" i loro voti, soprattutto alla vigilia di una delle campagne elettorali più significative per il sindaco di Napoli, quella di Luigi De Magistris, che ha deciso di non voltare le spalle a Passeggio e di non lasciare invariata la situazione, salvo poi riuscire a fare ben poco da neo-sindaco, nemmeno ricevere il Comitato, come affermato nei titoli di coda.Dopo Garrone – la cui opera viene citata da Passeggio, non senza un accenno di disappunto – anche Severgnini racconta la realtà degli "ultimi", grazie anche al supporto della casa di produzione "Figli del Bronx", che si pone da anni come strumento di rappresentazione e comunicazione del disagio urbano nelle cosiddette aree a rischio, affermandosi tra le più importanti produzioni indipendenti del cinema italiano. Merito anche delle musiche, curate dallo stesso Severgnini in collaborazione con James Senese, emerge dal documentario non solo la rabbia ma anche l'orgoglio di appartenere e amare la propria città, tanto da sentire l'esigenza di migliorarne la realtà sociale.L'ultima inquadratura di Passeggio, che da lontano guarda la "sua" Scampia e dichiara la fine di una "sgangherata" lotta quotidiana per tenere le Vele lontane dalla morsa della Camorra, è l'immagine non solo di un uomo, ma della coscienza sociale di quelli che, nonostante tutto, ancora sperano in un cambiamento.

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