RECENSIONE FILM a cura di Cinematografo.it
30 ottobre 2012
Oltre le colline
Il romeno Cristian Mungiu e un esorcismo andato a male: storia esemplare, stile crepuscolare
Storia di un esorcismo andato a male, storia del bene che si fa male. Storia di amore e morte, storia di libero arbitrio e istituzione coatta. Dopo la Palma 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni, il romeno Cristian Mungiu è ritornato al cinema – e in concorso a Cannes – per tallonare la relazione pericolosa di due amiche, due orfane alle prese col mondo: una monaca, l'altra perduta, si ritrovano, e si perdono ancora. Regia volutamente a scomparsa, oltre le colline (Beyond the Hills) si apre il precipizio della carità: Mungiu ha idee forti, e capacità di trasformarle, ma pur premiate - dalla giuria di Nanni Moretti - rimangono dubbi sulla recitazione delle due protagoniste (Cosmina Stratan e Cristina Flutur), nonché sul coro greco, pardon, moldavo di monache scambiate per prefiche. Paratattico, pure troppo, all'orizzonte si scorge la noia e un nodo da slegare: soap d'autore? Chiedere al diavolo probabilmente. Ma torniamo seri. Dopo 4 mesi, qui si sente ancor più cristallizzarsi la dialettica tra (Baudrillard, L'America) "un miracolo italiano – quello della scena; un miracolo americano – quello dell'osceno" rispettivamente travasati in stile e contenuto: piano, crepuscolare, il primo; "scandaloso", ovvero esemplare, il secondo. Un meno e un più, in altre parole, che rischiano di azzerare, quantomeno reificare, l'autorialità stessa di Mungiu, condannandola a vasi d'Archimede che comunicano sempre nello stesso modo: uno pieno (storia) e l'altro vuoto (racconto). Obiezione, già saltuariamente applicabile al Neorealismo, abbastanza indifferente al valore intrinseco dell'opera, ma oltre le colline sorge il dubbio della maniera, della costruzione di un'alchimia forma-contenuto difficilmente suscettibile di ribaltamenti e persino modificazioni. Non vale solo per Mungiu, a ben vedere, ma per l'intera nouvelle vague romena: siamo ancora al mero sospetto o giù di lì, ma occorre vigilare. Fatto sta, il meglio film romeno ultimo scorso è Autobiografia lui Nicolae Ceausescu di Andrei Ujica. Un documentario, soprattutto, un miracolo della regia sull'archivio.
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