RECENSIONE FILM a cura di Cinematografo.it
05 settembre 2012
Lotus
Alla SIC la dissidenza è donna: uno spaccato della Cina di oggi che passa anche dalla forma
Dopo anni di sordina, non-detti, emozioni trattenute, la Cina scopre che la dissidenza è soprattutto una questione di stile. Formato occidentale nel caso - e non è un caso - di Lotus.In concorso alla SIC, è un film diretto da una donna su una donna che rifiuta di essere donna secondo il tradizionale paradigma cinese: sottomessa, silenziosa, fedele allla linea. Xiao He (Tan Zhuo) è invece allergica all'autorità, ha 25 anni, insegna mandarino in una cittadina del nord della Cina e ha dei metodi che i suoi colleghi giudicano poco ortodossi. Anche in famiglia padre e madre disapprovano il modus vivendi della ragazza che è poco propensa a mettere su famiglia e contraria ad incontrare i pretendenti che i genitori vorrebbero piazzarle. Xiao He continua invece a frequentare un uomo già sposato, ma quando la relazione illecità viene scoperchiata per la giovane non è più possibile restare, né a scuola né tantomeno a casa. Via a Pechino, sperando di poter respirare un po' di libertà e di assecondare pienamente il suo bisogno di autoaffermazione. Anche lì però le cose si metteranno male presto.Spaccato della Cina contemporanea, divisa tra tradizione e modernità, eredità maoista e sogno capitalista, Lotus è una di quelle operazioni/dissidenza che tanto piacciono ai radical chic di casa nostra, verso cui il film viene incontro pure nel linguaggio (de-orientalizzandolo): il montaggio serrato rimpiazza i lunghi piani-sequenza, la macchina da presa è attaccata ai personaggi in scena e, al posto del consueto pudore verbale e sentimentale, via libera a parole, flusso di coscienza e insofferenza gestuale.Il dubbio che prevalga il messaggio e la struttura a tesi - è una via crucis quella che la sceneggiatura riserva a questa sfortunata ancella della libertà - non tolgono forza all'operazione e non attenuano la sensazione che la Cina di oggi sia un paese nuovo e dalle mille contraddizioni, in cui mobilità sociale e mobilità di idee non vanno di pari passo. In fondo dalla questione femminile e dalla trasformazione (monetizzazione?) dei valori ci siamo passati anche noi. Meglio tardi che mai. Per loro. Per noi un utile ripasso.
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