RECENSIONE FILM a cura di Cinematografo.it

L'intervallo

04 settembre 2012

L'intervallo

Leonardo Di Costanzo esordisce alla fiction in Orizzonti: due giovani contro la camorra, una reclusione per la libertà

Veronica e Salvatore. Due ragazzini intrappolati in un gioco da grandi. Un gioco di camorra: la reclusione. In uno stabile fatiscente, multiforme, sterminato, uno spazio per un intervallo forzato o forse, chissà, liberatorio. Veronica, scopriremo, ha un amichetto che non deve avere per logiche di clan, Salvatore è chiamato a sorvegliarla, ma è un recluso pure lui. Lei è troppo cresciuta e freme per la libertà, lui fa mostra di pacatezza, comando e controllo. Così non è. Sono uguali più che contrari, e in quell'hortus conclusus che di poetico non ha nulla sapranno trovare un locus amoenus, che di salvifico può avere qualcosa. Non mancano parentesi da Laguna blu, fughe da fermo e aneliti adolescenziali, soprattutto pensieri in libera uscita, destinazione Hermione Granger, bloccati, controvertiti dal qui e ora di esecuzioni sommarie, tre colpi alla nuca. E se questa fosse la fine di Veronica?E' L'intervallo, primo film di finzione dell'ischitano Leonardo Di Costanzo, il valente documentarista di A scuola e Prove di stato. Scritto con Mariangela Barbanente e Maurizio Braucci, prodotto da Tempesta (Corpo celeste di Alice Rohrwacher), gareggia al Lido nella sezione Orizzonti. Braucci, tra le altre cose, è il co-sceneggiatore di Gomorra, e L'intervallo potrebbe legittimamente esserne uno degli episodi per mood, location e anche per stile: camera a mano, illuminazione artificiale al lumicino, tensione di cinema-verità, con l'immaginazione adolescenziale a scavalcare il muro dell'omertà, la sottomissione e la realtà coatta di tante nostrane periferie poco romanzesche e molto criminali. Un piccolo film, indipendente secondo gli stilemi italiani, affidato alla bravura dei due giovani protagonisti Francesca Riso e Alessio Gallo – scovati con un laboratorio di coaching a Napoli – e issato su una storia tragicamente ordinaria, un'attesa di scioglimento senza climax, strappata ai trafiletti di cronaca locale. Non c'è spettacolo, e come altrimenti, ma forse potrebbe esserci più emozione. Aiuterebbe a fare di questo Intervallo una pausa allettante per un pubblico più vasto, ma abbiamo un dubbio: e se fosse la realtà a non concedere altrimenti? Del resto, Gomorra non conosce intervalli.

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