RECENSIONE FILM a cura di Cinematografo.it

El campo

27 agosto 2012

Il campo

Connubio produttivo Italia/Argentina: una storia d'amore tra verismo e simbolismo

Già primo film in competizione della Settimana Internazionale della Critica 2011, Il campo è anche il primo frutto maturo di un progetto che collega direttamente la produzione cinematografica italiana e quella argentina attraverso la mediazione dell'Istituto Luce.El campo è il primo lungometraggio a soggetto di Hernán Belón, non giovanissimo esordiente che vanta però una più che avviata carriera da documentarista (e regista di cortometraggi). La storia semplice ed essenziale di una giovane coppia metropolitana che tenta il proprio re-innesto nella solitaria e sperduta campagna argentina è il giusto canovaccio per gli esperimenti di Belón.L'incipit spiega il gioco: usare gli strumenti narrativi del cinema di non-fiction per la costruzione di una finzione perfetta, arricchendoli e affilandoli con tratti tipici del linguaggio del cinema di genere. Il convincente risultato è un racconto realista ma non naturalista, che riesce a mantenere un delicato equilibrio tra verismo e simbolismo. La campagna è lo spazio dell'irrazionale e del selvaggio, dove la rete di sicurezza della società urbana si allenta e viene meno, ripiombando l'individuo in una dimensione primordiale. I due giovani coniugi tentano la via alla sopravvivenza in due modi opposti: con il rifiuto sistematico, la diffidenza, la paura, lei; con un fin troppo entusiastico e inconsulto abbandono alla Natura, lui. La minaccia che all'inizio sembra essere tutta esterna ed esteriore alla coppia, si tramuta presto in crisi d'identità e di desiderio, scontro d'egoismi, desolazione. L'epilogo che mette fine alla quest esistenziale serve più di tutto a posizionare i sospesi frammenti del racconto all'interno di una prospettiva, stabilendo se non una gerarchia definitiva, almeno un ordine mobile, alcune possibili gerarchie di senso. Hernán Belón da una parte dimostra un'ottima capacità di articolazione del racconto e del discorso all'interno dei singoli pezzi, delle scene, delle singole inquadrature; dall'altra una consapevolezza del ritmo e dell'intreccio non sempre sufficiente, altalenante, ancora incerta.

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