RECENSIONE FILM a cura di Cinematografo.it

Un amore di gioventù

21 giugno 2012

Un amore di gioventù

Le insostenibili coordinate della passione nel veritiero racconto della Hansen-Løve. Volutamente convenzionale

Giovanissimi, si amano intensamente. Si amano troppo. L'intensità non è sostenibile in egual misura: Sullivan (Sebastian Urzendowsky) vuole scoprire il mondo e sente la passione come un vincolo alla libertà; Camille (Lola Créton) ancora nulla sa della vita se non che le regole dell'attrazione, in quegli anni acerbi, sono più forti di quelle della ragione, rendendola molto vulnerabile. Il loro modo di fare non suscita tenerezza, non esprime simpatia, non lo sanno fare le parole che si dicono e i volti che si confrontano.Ed è questo che, nella voluta convenzionalità di una piccola storia sentimentale, ha voluto esprimere Mia Hansen-Løve nel suo Amore di gioventù, in cui molto più teneramente si avvicina alla ragazza mentre soccombe all'egoismo filosofeggiante del ragazzo.Con minimale discrezione, si va sulle colline dell'Ardèche, il nido della passione, poi a Parigi per le lacrime e in Danimarca e Germania, dove Camille, metabolizzato quell'amore intenso, esce dal buio dei ricordi e dall'ansia dell'attesa, appoggiandosi a un architetto, divenuto un più sicuro compagno. Scontato il ritorno di Sullivan e la sua insostenibilità, ora, nel ruolo dell'amante. Non è una favola bella. E' un film onestamente vero.

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dal 21 al 24 maggio

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