RECENSIONE FILM a cura di Cinematografo.it

Com'è bello far l'amore

09 febbraio 2012

Com'è bello far l'amore

Sesso, noia e videotape: Fausto Brizzi punta su talamo e 3D, ma è una commedia castrante

Il pornodivo Filippo Timi dà utili consigli perché il matrimonio del borghesuccio Fabio De Luigi e della repressa Claudia Gerini non vada in frantumi. Una riga di sinossi, 97 perdibilissimi minuti di audiovisivo: Fausto Brizzi si vota al 3D (è il caso di dirlo: tertium non datur…), ripesca la Carrà e il sesso, ma Com'è bello far l'amore non è un bel film. Anzi, non è un film: un'ideuzza di partenza, già edita, e poi via con stereotipi, equivoci, vuoti di sceneggiatura e la noia a triangolare. Timi, De Luigi e la Gerini – desnuda e in gran forma – fanno e disfano, Alessandro Sperduti (il figlio della coppia) funziona, ma sono scogli in un mare magnum che segna calma piatta e imbarazzanti "nouvelle vague", ovvero asserzioni del calibro "il cinema d'autore è buono per pomiciare". Ma è possibile nel 2012 puntare ancora su sesso e moralismo? A Brizzi o s'è fermato l'orologio o peggio, tant'è, Com'è bello far l'amore stigmatizza il dispendio degli attori, la sopravvalutazione del regista e del sodale di scrittura Marco Martani, nonché una supposta nuova età dell'oro della commedia nostrana già agli sgoccioli. Altro che pornodivi e capriole, il risultato è castrante: sesso, noia e videotape.

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