RECENSIONE FILM a cura di Cinematografo.it
17 maggio 2011
Pater
In Concorso il presuntuoso esperimento di cinema nel cinema di Alain Cavalier. Che mette in abisso tutto, spettatore compreso
Alain Cavalier racconta Alain Cavalier. Oppure: il film di Cavalier mette in scena il possibile film di Cavalier su Cavalier. E ancora: il film sul film che Cavalier vorrebbe girare è a sua volta il film nel film che Cavalier ha girato. Già a raccontarlo, Pater - in concorso - provoca vertigini. Un'idea, un saggio, un esperimento ambizioso che fonde e confonde realtà e finzione, testi e sottotesti, attori e personaggi. Sovrapposizioni multiple, raddoppiate, triplicate, in un'infinità di scatole cinesi che inabissano ogni possibile proposizione veritativa dall'arte e sull'arte della rappresentazione. La scommessa suona anche più ardita se si pensa alla confezione amatoriale - camere a mano, videocamere digitali, telecamere fisse, fino al massimo di tre presenti nella stessa inquadratura, oltre a tutti i codici e i segni d'interpunzione tipici di questo tipo di ripresa - voluta dal regista di Thérèse. Che all'inizio del film (?) incontra il suo attore-feticcio, Vincent Lindon, spiegandogli l'intenzione di realizzare per la prima volta un lavoro senza fronzoli né filtri, dove entrambi interpreteranno, così come viene, uomini di potere. In particolare il Presidente della Repubblica Francese e il suo successore.Inizia così la recita, che recita non è o meglio non sembra, in cui - senza soluzione di continuià né marche distintive - si scivola da un film all'altro, da quello che stanno girando a quello che vogliono girare, fino al film che li contiene entrambi (sorge un dubbio: è quello che stiamo vedendo?). Passaggi di stato di uno stesso film che ha come unico elemento di continuità il momento del pasto e come segno distintivo le chiacchiere in libertà sulla politica, la Francia, il cinema. Si capisce che regista e attore si sono divertiti, e parecchio.Non si comprende invece come questo gioco a due cervellotico e snervante, presuntuoso e inutile, possa mai divertire lo spettatore. Pater mette in abisso anche lui.
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