Anno: 2004 Durata: 103 Origine: FRANCIA Colore: C
Genere:DRAMMATICO
Regia:Tony Gatlif
Specifiche tecniche:35 MM, SCOPE
Tratto da:-
Produzione:PRINCES FILMS CON LA PARTECIPAZIONE DI NIKKATTSU CORPORATION, NAIVE, PYRAMIDE, COFIMAGE 15, CANAL+, TV5 MONDE
Distribuzione:LADY FILM
Romain Duris | nel ruolo di | Zano |
Lubna Azabal | nel ruolo di | Naima |
Leila Makhlouf | nel ruolo di | Leila |
Habib Cheik | nel ruolo di | Habib |
Gacem Zouhir | nel ruolo di | Said |
Hassan Nabat |
Zano e la sua compagna Naima hanno un progetto, quello di un viaggio attraverso Francia e Spagna, fino a raggiungere l'Algeria, per conoscere il luogo che i loro antenati hanno dovuto abbandonare. Un road movie attraverso la Andalusia e la sensualità e il ritmo del flamenco. Un viaggio di musica e libertà che servirà ai due ragazzi a trovare il coraggio di attraversare il Mediterraneo e compiere - finalmente all'inverso - il viaggio della diaspora fino all'Algeria.
"È un bellissimo viaggio quello della coppia del film 'Exils' di Tony Gatlif, Romain Duris e Lubna Azabal, lui francese di famiglia pied noir e lei araba trapiantata in Europa. (...) Ai critici il film sembra piacere poco, ma sbagliano: perché a parte talune esuberanze, Gatlif sa come si gira all'aria aperta, con curiosità inesausta e il cuore in mano." (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 20 maggio 2004) "'Exils' si muove su un registro deliberatamente mitico e anche il rapporto con la musica non è mediato da nessuna consapevolezza, ma è immediato e viscerale. (...) Viaggio geografico, viaggio interiore, viaggio musicale, 'Exils' li segue da Parigi alla Spagna, dalla Siviglia ad Algeri, e dalla techno al flamenco, dai ritmi gitani alla travolgente danza sufi che manderà Naima in trance facendole finalmente ritrovare la parte dimenticata di sé. Magari qua e là Tony Gatlif sfiora l'enfasi, qualche scena è troppo detta, in altre invece prevale lo sguardo documentario (Algeri devastata dal terremoto, la danza collettiva finale). La grazia di Gadjo Dilo o il tono antropologico di Latcho Drom erano senz'altro più convincenti. Ma 'Exils' sa essere sporco, duro, lacerato e lacerante come il viaggio che racconta. Prendere o lasciare." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 21 maggio 2004) "Finalmente in concorso un'opera sulla musica e sul corpo al Festival: 'Exils' ('Esili') del regista algerino e zingaro Tony Gatlif, autore di un notevole 'Vengo', presentato alla Mostra di Venezia tre anni fa. Il suo è un racconto allo specchio, perché non sono i personaggi del film che lasciano l'Algeria, come lui aveva fatto negli anni Sessanta; sono maghrebini nati in Francia a recarsi nella terra degli avi. Un'avventura alla ricerca di loro stessi, che diverrà un viatico per la bella Nail e il suo eccentrico innamorato Zeno. Dalla Francia, attraverso l'Andalusia, fino ad Algeri, i due si rigenerano nella musica e nelle multiformi posture dei corpi." (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 20 maggio 2004) "Barbarico e nomade come i suoi personaggi, 'Exils' sceglie infatti il registro mitico (e anche il rapporto con la musica, orizzonte e misura di ogni identità, non prevede consapevolezza ma resta immediato e viscerale). Magari qua e là Gatlif sfiora l'enfasi, qualche scena è troppo 'detta', in altre invece prevale lo sguardo documentario (Algeri devastata dal terremoto, la danza finale). La grazia di Gadjo Dilo o il tono antropologico di Latcho Drom erano forse più convincenti. Ma 'Exils' è sporco, duro, lacerato e lacerante, come il viaggio che racconta. Prendere o lasciare." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 26 novembre 2004) "A Tony Gatlif ci sono voluti 30 anni e 19 titoli in filmografia per vedersi riconoscere a Cannes il premio della migliore regìa. Algerino di nascita, riparato in Francia dodicenne nel '60, in 'Exils' Tony racconta il viaggio di Romain Duris e Lubna Azabal alla volta di Algeri. (...) Gatlif ha girato questo film vitalistico e mediterraneo all'aria aperta, con curiosità inesausta e il cuore in mano." (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 27 settembre 2004) "Un road-movie sull'identità colorato e sensuale, al confine tra documentario (qual era il film forse più bello di Tony, 'Latcho drom'), e cinema narrativo, col fascino del vagabondaggio e della scoperta. Quel che c'è di debole, invece, riguarda la trama esile e la stringatezza dei dialoghi, cose rispetto alle quali l'autore preferisce lasciar errare il proprio sguardo benevolo su corpi e paesaggi; peccato che la ricerca dell'essenziale posi anche su cose la cui rappresentazione su uno schermo rischia di risultare, alla fine, troppo elusiva." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 26 novembre 2004)
Incasso in euro