Anno: 1955 Durata: 89 Origine: MESSICO Colore: B/N
Genere:DRAMMATICO
Regia:Luis Buñuel
Specifiche tecniche:35 MM
Tratto da:romanzo omonimo di Rodolfo Usigli
Produzione:ALFONSO PATIÑO GÓMEZ PER ALIANZA CINEMATOGRÁFICA ESPAÑOLA
Distribuzione:REGIONALE
Ernesto Alonso | nel ruolo di | Archidaldo de la Cruz |
Miroslava Stern | nel ruolo di | Lavinia |
Rita Macedo | nel ruolo di | Patricia Terrazas |
Ariadna Welter | nel ruolo di | Carlota Cervantes |
Eva Calvo | nel ruolo di | Madre di Archidaldo |
Enrique Díaz 'Indiano' | nel ruolo di | Padre di Archidaldo |
Carlos Riquelme | nel ruolo di | Il commissario |
Chabela Durán | nel ruolo di | Sorella Trinidad |
Carlos Martínez Baena | nel ruolo di | Prete |
Manuel Dondé | nel ruolo di | Colonnello al matrimonio |
Andrea Palma | nel ruolo di | Signora Cervantes |
Armando Velasco | nel ruolo di | Il giudice |
Rodolfo Landa | nel ruolo di | Alejandro Rivas |
Leonor Llausás | nel ruolo di | La governante |
Eduardo Alcaraz | nel ruolo di | Gordo Azuara |
Rafael Banquells | nel ruolo di | Archibaldo da bambino |
José María Linares Rivas | nel ruolo di | Willy Corduran |
Jesús Gómez | nel ruolo di | Lopez, il poliziotto |
Roberto Meyer | nel ruolo di | Medico |
Da ragazzo Archibaldo vede morire - atterrito ed affascinato - la propria governante, mentre un carillon suonava. La convinzione di essere stato il responsabile della sua morte, ed il ricordo del suono del carillon, che credeva dotato di un potere malefico, creano in lui una cronica ossessione omicida, pronta a ripetersi ogni volta che Arcibaldo, ormai adulto, sente o ricorda quella musica. In verità, i suoi crimini sono soltanto immaginari poiché, ogni volta, una circostanza accidentale o un'altra persona lo prevengono e gli impediscono di realizzare l'omicidio. Così accade per una suora, che precipita nel vano dell'ascensore; per una donna leggera, suicida o uccisa dal marito geloso. E così accade anche per la fanciulla che Archibaldo sposa, freddata dall'amante prima che lui, informato della tresca, possa attuare la meditata vendetta. Dopo aver tentato invano di convincere il giudice di essere lui, in sostanza, il responsabile di quelle morti, Arcibaldo si libera dall'ossessione disfacendosi del carillon. Allora potrà tornare, finalmente guarito, alla compagnia dell'unica ragazza capace di amarlo.
- "L'elaborata struttura narrativa, che vede sogni e ritorni intrecciarsi con frequenza al tempo presente, tra un susseguirsi piuttosto intenso di riferimenti simbolici, di allusioni, di incidentali notazioni, se dà al film un aspetto di sapiente e paziente costruzione, non tarda ad appesantirne il tono, che s'adagia presto nell'involuzione e nell'artificio fine a se stesso. Rimane, talvolta, ad animare il freddo meccanismo, la tetra ironia dell'autore, il suo gusto personale per elementi macabri o torbidi." ('Segnalazioni cinematografiche', vol. 58, 1965) - "Si tratta, come è chiaro, di un'allegoria trasparente dell'impotenza sessuale. Buñuel ha saputo giocare con molta abilità su questo simbolo dell'impotenza, attribuendo ad Arcibaldo il carattere ambiguo, ironico e distaccato del seduttore, non quello truce e ottuso dell'assassino. In realtà, Arcibaldo non vorrebbe che fare l'amore; quei rasoi, quelle rivoltelle di cui si munisce non sono che simboli fallici; e il ripetuto fallimento del delitto non è altro che un fallimento dell'atto sessuale. Senonché i rasoi e le rivoltelle ci sono davvero: e così un'ombra macabra, sadica e necrofila è proiettata sull'amore e l'impotenza." (Alberto Moravia, 'L'Espresso', 23 agosto 1964)
Incasso in euro