Anno: 1968 Durata: 142 Origine: ITALIA Colore: C
Genere:DRAMMATICO
Regia:Carmelo Bene
Specifiche tecniche:16 MM GONFIATO A 35 MM - EASTMANCOLOR/EKTACHROME
Tratto da:romanzo omonimo di Carmelo Bene
Produzione:CARMELO BENE E GIORGIO PATARA
Distribuzione:I.F.C.
Carmelo Bene | nel ruolo di | L'uomo |
Lydia Mancinelli | nel ruolo di | Santa Margherita |
Ornella Ferrari | nel ruolo di | La serva |
Anita Masini | nel ruolo di | La Madonna/Il primo amore |
Salvatore Siniscalchi | nel ruolo di | L'editore |
Vincenzo Musso |
Al protagonista, un intellettuale così febbricitante da sembrare patologicamente irrecuperabile, riaffiora un confuso ricordo di una strage compiuta dai turchi a Otranto. Immedesimandosi in una delle vittime, nell'inconscio proposito di sviscerare se stesso, gli appare una donna, Margherita, la quale, sotto le vesti della Santa Maria d'Otranto, lo tratta con pietosa amorevolezza. Nell'allucinante susseguirsi di ricordi intrecciati con i fatti avvenuti storicamente, il protagonista si ritrova a contatto del suo ambiente, la sua terra, il suo paese. La memoria ritorna ad una corsa disperata di un fanatico, durante una festa paesana; ad un incontro patetico con il suo editore, con il quale danza un tango; poi ancora lo sopraffanno i ricordi familiari e infantili: gli appare un monaco, specie di seconda coscienza, con il quale intrattiene un dialogo tra moralistico e culinario. Poi ecco di nuovo il protagonista, in armatura medioevale, entrare in cucina dove si incontra con la serva, con cui ha un rapporto demistificato da schizzi di sugo. In un ultimo incontro, Margherita si allontana da lui, per riassumere, disperdendo gli ultimi fumi della fantasia malata del protagonista, la sua inavvicinabile dignità di santa. (Fuori campo Ruggero Ruggeri recita "Com'è bella giovinezza" e Arnoldo Foà "Alle cinque della sera")
"Allucinante psicodramma del (sedicente) genio Carmelo Bene, al debutto nella regia, che si parla addosso per due ore abbondanti in un vaniloquio senza senso, incomprensibile anche ai fedelissimi del Dopofestival. Nella sua irrefrenabile foga istrionica, l'attore si compiace di inanellare beffarde smorfie, certamente rivolte ai critici già proni: maestro, quando il prossimo capolavoro?". (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 17 marzo 2003) "Nostra Signora dei Turchi è un film 'sui generis' che utilizza esperienze surrealiste con fantasia sensuale e arguta, applicata in uguaLE misura alla figurazione visiva e sonorA. Certamente è nevrotico, indisciplinato, talora irritante, più vicino all'insalata mista che a un lineare modello di opera d'arte, ma conferma che Bene, sia come attore ( ...) sia come regista, ha un'indiscutibile personalità d'ingordo visionario." (Giovanni Grazzini, "Corriere della Sera", 4 settembre 1968)
Incasso in euro