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Pupi Avati<br/>sul set del film

10 novembre 2008

Pupi al Bar

a cura di Cinematografo.it

"Racconto gli sciocchi eroi della mia giovinezza, i frequentatori del Margherita negli anni '50", dice Avati del suo nuovo film

"Avevo bisogno di spalancare le porte e le finestre della casa di Michele Casali, Il papà di Giovanna, e far entrare in quel buio la luce e la festosità dei giorni del bar Margherita, popolato nel '54 da una serie di personaggi indimenticabili, eroi di un mondo del quale avrei voluto far parte ma dal quale, io ragazzino di 17 anni, ero per forza di cose escluso". Così Pupi Avati racconta le suggestioni "di una storia, di una città (Bologna, ndr), in cui la giovinezza veniva sperperata attraverso la disinvoltura, dove bastava divertirsi e divertire gli altri per dare un senso alle proprie giornate", elementi che l'hanno portato a realizzare Gli amici del bar Margherita, commedia corale interpretata da Diego Abatantuono, Laura Chiatti, Fabio De Luigi, Luigi Lo Cascio, Neri Marcorè, Luisa Ranieri, Pierpaolo Zizzi, Claudio Botosso, con la partecipazione di Gianni Cavina e Katia Ricciarelli, ora in fase di postproduzione e previsto nelle sale il 3 aprile 2009 distribuito da 01."Nei riguardi di quel tempo vivo una nostalgia crescente, dice Pupi Avati, e spero tanto che dall'alto dei cieli qualcuno mi possa far tornare almeno 2 o 3 giorni a quel periodo, in via Saragozza, di fronte al Bar Margherita". Luogo che incarnava quella che lo stesso regista definisce "un'era arcaica", regolato da una sorta di decalogo ("Al Bar non si portano mogli, madri, sorelle, figli e nipoti", oppure "Se ti metti con una che non ti fa più venire al Bar, si avvia l'organizzazione per fartela mollare") e popolato da personaggi quali Al, il boss del locale, quello che arriva sempre per ultimo, poco prima della chiusura, interpretato da Diego Abatantuono, o Manuelo, truffaldino ed eterotomane (Luigi Lo Cascio), o ancora Bep (Neri Marcorè), innamorato di un'entreneuse (Laura Chiatti), e Gian (Fabio De Luigi), aspirante cantante con il sogno di andare a Sanremo: la loro storia attraverso gli occhi di Taddeo (Zizzi), ragazzo che farebbe carte false pur di diventare un frequentatore del bar: "Si scopre sempre qualcosa di nuovo lavorando con Avati - racconta Abatantuono - e aver preso parte a questo film mi ha riportato alla mente una parentesi della mia vita, quando quindicenne andavo al bar. E' lì che ho imparato le cose della vita, come giocare a biliardo, che poi è l'unica cosa che so fare".Prodotto come al solito da Antonio Avati, in collaborazione con Rai Cinema, il film si avvale delle musiche originali di Lucio Dalla: "Dopo molti anni mi sono riappacificato con Dalla - racconta Avati - e ho smesso di odiarlo quando ho trovato un altro strumento che non fosse il clarinetto con il quale 'dirmi'. Pur rimanendo Riz Ortolani il musicista di tutti i miei film, anche con lui abbiamo pensato che nessuno meglio di Dalla avrebbe potuto raccontare in musica quel contesto, questa storia, epoca in cui - a differenza di oggi - non si delegittimavano i giovani dal sognare, poiché dimenticati sia dal mercato, che non esisteva, sia dall'attenzione morbosa dei media, che avevano altro di cui occuparsi: la nostra disinvoltura nasceva proprio da questo, da una spensieratezza che ai ragazzi di oggi è stata tolta".

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