RECENSIONE FILM a cura di Cinematografo.it

La variabile umana

26 agosto 2013

La variabile umana

Bruno Oliviero dal doc al giallo: sfumature coraggiose

Napoletano, trapiantato ormai da una decina d'anni a Milano, Bruno Oliviero conosce le atmosfere della città meneghina forse meglio dei milanesi stessi: per questo, dopo la serie di documentari dedicati (MM Milano Mafia, Milano 55,1 e Il giudice e il segreto di Stato), non poteva non ambientare proprio lì il suo primo film di finzione. Che tenta di riportare il cinema italiano sulla strada del giallo, genere ormai snobbato dalle consuete produzioni: l'ispettore Monaco (Orlando) è costretto ad indagare sull'omicidio di un noto uomo d'affari. Vedovo da tre anni, Monaco ha staccato tanto dalla vita privata (non funziona il rapporto con la figlia adolescente, interpretata dall'esordiente Raffaelli) quanto dal suo ruolo pubblico. Ma l'indagine, che lo porta a scoprire una realtà metropolitana decadente e promiscua, lo costringe a riconsiderare tutto quanto.Un "giallo dell'anima", La variabile umana, che paga forse uno sviluppo del racconto non pienamente convincente, ma al quale va dato atto di aver saputo impiegare un attore come Orlando lontano dai suoi abituali confini e di possedere una ben più che riconoscibile idea di messa in scena. Che sfiora le atmosfere del noir, sfruttando le musiche di Michael Stevens, compositore jazz sodale di un certo Clint Eastwood...

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