RECENSIONE FILM a cura di Cinematografo.it
26 agosto 2013
A Royal Affair
Il solito triangolo a corte? Macché, il danese Nikolaj Arcel firma un film king size!
C'è del cinema in Danimarca, eccome. Accanto ai soliti noti, i Von Trier, i Vinterberg e le Bier, piccoli registi crescono, e Nikolaj Arcel è nel mazzo: classe 1972, il suo quarto film, A Royal Affair, è stato candidato agli ultimi Oscar dalla Danimarca e ha vinto due premi a Berlino 2012, l'Orso d'Argento per la sceneggiatura e il miglior attore Mikkel Boe Følsgaard. Nulla da dire, solo da plaudire: per giunta tratto da una storia vera, il film ha il merito innegabile di rendere originali, vibranti e, non esageriamo, appassionanti le solite relazioni pericolose a corte. Come? Affidandosi a grandi attori e svecchiando le atmosfere monarchiche nell'eternità dei moti d'animo, gli ideali e il cuore (anche di tenebra) dell'uomo, attraverso la storia di un uomo qualunque che conquista il cuore della regina e dà il là alla rivoluzione. Avete capito bene, il triangolo sì, e con un pizzico di follia che non guasta: il re psicotico Christian VII (Følsgaard), la consorte Caroline Mathilda (Alicia Vikander) e il medico di Sua Maestà Struensee (Mads Mikkelsen), idealista e illuminista. Romanticismo barricadero, Lumi da far perdere la testa, parole, opere e missioni, A Royal Affair è un film king size.
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