RECENSIONE FILM a cura di Cinematografo.it

Se sposti un posto a tavola

24 luglio 2013

Se sposti un posto a tavola

Amori borghesi e francesi, ma la satira sociale della regista Christelle Raynal è apparecchiata male

Un bacio scambiato con la sposa subito prima di un banchetto di nozze ed ecco che i segnaposto attorno a un tavolo vanno alla rinfusa. Eric (Lannick Gautry) si incarica di riporli in ordine a casaccio, ma così facendo segna i destini delle persone che siederanno a quel tavolo. Tuttavia, il film ci mostra che cosa potrebbe accadere se i nomi degli invitati fossero disposti in maniera diversa, intrecciando e variando amori e (dis)avventure. È dunque il destino a governare le nostre vite o siamo noi stessi a creare ciò che siamo? Eterno dilemma alla base dell'esistenza e di questa commedia francese fin troppo corretta, ben recitata ma priva di autentico mordente.Caratterizzato da un ritmo frenetico che a volte si perde per strada, Se sposti un posto a tavola riesce a intrigare per una prima mezzora introduttiva in cui si tratteggia il carattere degli invitati, da Pierre (Franck Dubosc) chirurgo affetto da ipersessualità in compagnia della problematica moglie Catherine (Elsa Zylberstein), alla romantica Marjorie (Audrey Lamy, forse la migliore del cast), dai coniugi Arnaud (Mathias Mlekuz) e Edith (Shirley Bousquet), ossessionati dall'idea di avere un figlio, per finire con David (Arié Elmaleh), aspirante e squattrinato fotografo.Nonostante le intenzioni della regista Christelle Raynal, il tentativo di satira di costume, di "ritratto sociale" (se ne avverte l'intenzione qua e là) è fiacco: questa "borghesia" francese in versione 2.0 non riesce ad andare, molto spesso, oltre la caricatura. Senza mai essere divertente sino in fondo, l'umorismo di questa commedia finisce poi col togliere spazio persino al mondo dei sentimenti, relegato in apertura e in chiusura di lungometraggio come un leitmotiv poco incisivo. Tutte pecche di una sceneggiatura sottotono, ricca di personaggi e situazioni che, di tanto in tanto, sembrano voler strizzare l'occhio a commedie romantiche ben più collaudate (fra le tante, vengono in mente Notting Hill e, naturalmente, Sliding doors), sebbene della freschezza degli originali conservino ben poco.

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