RECENSIONE FILM a cura di Cinematografo.it
09 aprile 2013
La città ideale
Luigi Lo Cascio esordisce alla regia: un'ambiziosa e presuntuosa ricerca della verità nella Siena pre-scandalo Mps
Ecologista duro e puro, Michele Grassadonia (Luigi Lo Cascio) ha lasciato Palermo per Siena, la sua città ideale (dello scandalo Monte dei Paschi non si sapeva ancora niente, o quasi...). Architetto, nel suo appartamento da più di un anno vive da eco-autarchico, senza far ricorso all'acqua corrente o all'energia elettrica. Fin qui tutto bene, anche se la paranoia affiora, ma in una notte di pioggia Michele ha un incidente automobilistico, anzi, più d'uno, dai contorni misteriosi e dalle venature progressivamente thriller. Esordio alla regia di Luigi Lo Cascio, La città ideale è stato l'unico film italiano della Settimana della Critica veneziana dell'anno scorso. Soggetto e sceneggiatura - con la collaborazione di Massimo Gaudioso, Desideria Rayner e Virginia Borgi - dello stesso attore e regista, che fondamentalmente si chiede due questioni: esiste la verità e, se sì, si può ricercare e soprattutto esprimere irrefutabilmente? Domande da aula giudiziaria, e infatti all'orizzonte è un processo kafkiano, con avvocati sopra le righe, cavalli per prova, mamma per coach veridittivo e il limine tra realtà e immaginazione, soggettività e oggettività, verità - ancora - e finzione continuamente valicato. Avanti e indietro, e così si muove il film, con sterminate contaminazioni e ispirazioni: da Borges a Kafka, da Polanski a Sciascia, da quel che volete a quel che vi pare. Insomma, la novità non abita qui, ma non necessariamente è un cruccio. Viceversa, La città ideale si fonda sulla palese ambizione, se non presunzione tout court, di Lo Cascio, che costruisce un'architettura drammaturgica interessante, ma anche involuta, densa di onirismi, metafore e - ahinoi - pure le spiegazioni di quegli onirismi e metafore. Insomma, spazio per lo spettatore ce n'è poco, e comunque gli si dice tutto, troppo, dall'alto di una intelligenza creativa che marchia ogni inquadratura, ogni movimento di macchina. Egocentrismo o insicurezza? Tutti e due, ma quel che non ci aspetteremmo è la malleabilità atmosferica, la permeabilità emotiva del film, ovvero del suo registro, alla comparsa di questo o quel caratterista, su tutti l'avvocato Luigi Maria Burruano: l'attore divenuto regista si fa scippare dal collega il mood della Città, che nel caso di Burruano piega sensibilmente verso il comico-grottesco. Con la smania di comando e controllo di Lo Cascio altrove così evidente, non è pecca di poco conto. Infine, la natura di fanatico eco-guerriero di Michele rivela una fastidiosa superficialità ideologica e disutilità drammaturgica, mentre addirittura incomprensibile è la presenza di un'artista bella, cavallona e bobo (Catrinel Marlon) che ritrae le aggressioni del mondo animale (ennesima metafora, con tanto di animazioni strappate dai quadri). Dunque, buona la prima? Ni.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Trova Cinema
Altre Recensioni
Box Office
dal 21 al 24 maggioIncasso in €
1 | Gli anni più belli | 1.196.456 | |
2 | Bad Boys for Life | 882.185 | |
3 | Il richiamo della foresta | 680.273 | |
4 | Parasite | 605.719 | |
5 | Sonic. Il film | 499.216 | |
6 | Odio l'estate | 264.761 | |
7 | Cattive acque | 263.009 | |
8 | La mia banda suona il pop | 240.521 | |
9 | Dolittle | 123.234 | |
10 | Birds of Prey (e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn) | 121.947 |