RECENSIONE FILM a cura di Cinematografo.it

22 maggio 2012

Like Someone in Love

Abbas Kiarostami porta in Concorso il suo primo film giapponese. Regia ineccepibile ma opera non necessaria

Scheda Film  

Kiarostami va in Giappone con produzione francese e gira una novelletta che parte con un tono quasi tranquillo e finisce di botto in una situazione complicata.Ci vuole una breve digressione su questo fenomeno dei film prodotti dai francesi con registi di paesi lontani che girano in altri paesi che non sono i loro. È la globalizzazione del cinema in atto da parecchi anni: con risultati che in certi casi possono essere buoni e in altri si rivelano invece pessimi, soprattutto quando un regista viene spremuto oltre ogni misura (mi viene in mente il caso del grande Hou Hsiao Hsien affondato dai produttori francesi e scomparso chissà dove).Su Kiarostami non si discute, è (stato?) un grande del cinema: ma perché deve mettere a rischio la sua fama con un film come quello toscano o questo giapponese? C'è una ragazza, molto bella, che tira su un po' di soldi prostituendosi. Non sa se accettare un cliente perché ha un fidanzato che la vuole con sé ed è manesco e geloso. Va dal cliente: un vecchio e gentile ex professore di sociologia, si addormenta in casa sua, poi succedono una serie di situazioni con il fidanzato, con la vicina di casa del professore, con il prof che fa la parte del nonno della ragazza. Sembra una pochade, ma finisce pericolosamente, Girato con la solita maestria, bravi attori, inquadrature magnifiche, gestione perfetta degli spazi, insomma tutto quello che non c'è bisogno che Kiarostami dimostri di sapere fare. Infatti la domanda che resta è: ma perché questo film?

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