RECENSIONE FILM a cura di Cinematografo.it

<i>Il paese delle spose infelici</i>

29 ottobre 2011

Il paese delle spose infelici

Dal romanzo di Desiati, l'ottimo esordio al lungo di finzione di Pippo Mezzapesa. Che inquadra con poesia "l'età di passaggio", in Concorso

La tv trasmette ancora Non è la rai e Ok, il prezzo è il giusto!, un imprenditore si candida prepotentemente come nuovo sindaco (qui è Vito Cicerone, ma l'aggancio è con Giancarlo Cito di Antenna Taranto 6…), i fumi e il cemento dell'Italsider corrompono l'armonia circostante: Il paese delle spose infelici di Mario Desiati (ed. Mondadori) – romanzo di formazione ambientato a cavallo tra gli anni '80 e '90 – si fa immagine grazie a Pippo Mezzapesa, regista pugliese (di Bitonto) finalmente all'esordio in un lungometraggio di finzione dopo molti cortometraggi premiati e la docufiction Pinuccio Lovero – Sogno di una morte di mezza estate. La nuova amicizia tra Veleno e Zazà (Nicolas Orzella e Luca Schipani, per la prima volta sullo schermo), quindicenni di diversissima estrazione, sarà messa alla prova, se non rafforzata, dopo la visione, l'incontro, la nascita di un ulteriore rapporto: quello con Annalisa (l'italo-franco-argentina Aylin Prandi), "madonna randagia dal fitto mistero" che segnerà senza rimedio il faticoso incedere di un'età "che è passaggio". Transizione che per Mezzapesa diventa fulcro di un racconto dai molteplici sfondi – la criminalità giovanile, l'assenza di punti di riferimento, la politica-spettacolo, la speranza di un futuro migliore affidata al talento calcistico di Zazà – asciugato profondamente rispetto al libro di Desiati, sospeso in un periodo storico suggerito prima che "mostrato", alimentato dall'energia quasi incontrollabile dei tanti – oltre ai due protagonisti – ragazzini che popolano quasi ogni inquadratura, ogni respiro: Il paese delle spose infelici – in Concorso al festival capitolino, poi in sala dall'11 novembre con Fandango, che l'ha prodotto in collaborazione con l'Apulia Film Commission – è la storia di Veleno e Zazà, di un'amicizia forse impossibile, di un luogo riscaldato dal sole ma congelato dall'assenza di prospettive, di un sogno irraggiungibile (Annalisa), di una fuga possibile. La nostra storia?

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