RECENSIONE FILM a cura di Cinematografo.it

01 giugno 2011

Four Lions

Turpiloquio, trivialità e grottesco spiccio: l'esordiente Chris Morris non azzanna il terrorismo islamico. Sdentato

Scheda Film  

Si può ridere del terrorismo? Non si può, si deve. E di quello islamico? Idem. L'esordio al lungometraggio dell'inglese Christopher Morris, già autore della pungente serie sui media Brass Eye, aveva tutte le carte in regola per prendere a pesci in faccia il fondamentalismo islamico e ricevere applausi liberatori. Appunto, le aveva, perché in Four Lions i pesci arrivano, ma non sono freschi di satira, bensì triviali, con l'occhio spento da un grottesco ridanciano e una comicità (?) nonsense, nel senso deleterio del termine. La parabola di quattro musulmani londinesi intenzionati a unirsi in cellula terroristica è soprattutto, se non del tutto, un'escalation di stupidità e disabilità neuronale: insomma, si calca troppo, troppo la mano, cosicché la presa per i fondelli si traduce nella mancata presa sul reale, con quattro idioti che si mangiano quasi per intero le ricadute - non pretendiamo ideologiche - sociologiche.  L'insita follia del fondamentalismo armato non viene dilaniata da un'analisi dissacrante e tragicomica, bensì si traduce in un bolo che non sazia alcuno, se non gli habituè delle sit-com di bassa lega. Dopo addestramento in Pakistan e reclutamento inglese, uno si farà saltare in aria con una pecora, gli altri (omissis), mentre Morris, anche sceneggiatore, si bea dei turpiloqui e delle palesi deficienze di pensiero del quartetto: Four Lions avrebbe dovuto spalancare fauci feroci sul terrorismo, azzannandolo come commedia vuole, viceversa anche quando si ride ci si sente stonati. Ma non è colpa dello spettatore: sul banco degli imputati, stanno quattro leoni di peluche, ridotti in cattività dalla caricatura.

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