RECENSIONE FILM a cura di Cinematografo.it

<i>Machete</i>

05 maggio 2011

Machete

Rodriguez fa lievitare il finto trailer di Planet Terror. Ma quello che diverte nello spazio di un promo, annoia nel tempo di un film

Non si può dire che non mantenga le promesse. A Machete nulla manca che non fosse già nel fake trailer, lanciato quattro anni fa in Planet Terror. Il film è anzi una lievitazione del suo promo. Con la stessa grana, gli stessi graffi di una pellicola di serie B anni '70, violenza a go go, personaggi marchiati a fuoco (Rodriguez preferisce l'etichetta "fortemente iconici", ma l'effetto è lo stesso), cervelli di piombo, gratuite concessioni al soft-core (che qui risulta più castigato del solito per la presenza di star come Jessica Alba e Michelle Rodriguez) e dialoghi che sembrano scritti durante una gara di rutto tra amici. C'è tutto quello ci aspettavamo ci fosse.Purtroppo. Perché il principale limite di questo come di altri film di Robert Rodriguez è la sua monotona prevedibilità. Qui la pellicola non salta, ma in compenso volano teste, arti e tessuti connessi, secondo un'estetica da macellaro che ha fatto - piaccia o no - scuola. Il movente politico-sociale (la questione dell'immigrazione messicana in America) ovviamente è solo un pretesto - i fan di questo tipo di prodotto del resto difficlmente gli perdonerebbero un po' di serietà - per innescare tutta una serie di situazioni iperboliche che ruotano attorno alla filosofia-guida dell'exploitation: l'hobbesiana supremazia degli istinti sull'apollineo ideale dell'uomo. In fondo, dimenticando la morale spacciata, la politica dell'exploitation resta fondamentalmente reazionaria. Se non nel contenuto, almeno nella forma. E poi a differenza di Tarantino, Rodriguez non è pulp, ma tamarro. Non è un problema di cattivo gusto, sulla cui venerazione si può discutere, ma di un approccio al cinema da contrabbandiere di salsicce. Si prendono gli scarti, si arrotolano e si riciclano bellamente. L'omaggio, così ipostatizzato, diventa feticcio. E i feticci presto o tardi stancano, perchè finiscono sempre per rivelare null'altro che se stessi.Tradotto: Machete dura mezz'ora, il tempo di calare tutte le sue carte e boiate, di vedere De Niro sparare su inermi immigrati messicani (tra le vittime anche una donna gravida), l'imbolsito Seagal lavorare d'ascia, e Danny Trejo esaurire il campionario di decapitazioni, amputazioni e spappolamenti. In mezzo pillole di sesso offerte dalla bellona di turno, nella greve e banale ottica sul femminile ergo ornamentale.Per concludere: se fate parte di una ristretta cerchia empedoclea fuggite Machete come la peste; se invece vi piacciono i collanoni, i petti villosi, i dragoni tatuati e amate andare in giro spaccando la testa alla gente, questo è il vostro film.

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