RECENSIONE FILM a cura di Cinematografo.it

<i>Gangor</i>

10 marzo 2011

Gangor

Buone intenzioni e cattiva illustrazione: Italo Spinelli indaga la violenza sulle donne indiane

Dal racconto Dietro il corsetto di Mahasweta Devi, Italo Spinelli segue il fotoreporter Upin (Adil Hussain) nel Bengala occidentale per indagare lo sfruttamento delle donne di etnia Kheria Sabars. Accompagnato dall'assistente Ujan, fotografa Gangor (Priyanka Bose) che allatta il figlio: lo scatto viene pubblicato, ed è scandalo. Ignaro, Upin è dalla moglie a Calcutta, ma il pensiero della donna l'ossessiona: torna a Purulia e scopre di essere diventato lui stesso un ingranaggio del meccanismo di violenza.Coproduzione italo-indiana, Gangor non riesce a fare cinema delle buone intenzioni civili: già difettoso rispetto a un documentario ad hoc, perde ancor più sul fronte critico delle relazioni tra intellettuali urbani e povertà rurale, perno del racconto.Sospeso tra fascinazione sensuale e "folle" paternalismo, Upin è francamente stereotipato: reporter talentuoso ma incontrollabile, non si colora della necessaria ambiguità, bensì stinge nel duetto con la bella Gangor tutte le problematiche dello sguardo sull'altro e dell'altro. Anziché il terreno antropologico, il deserto drammaturgico; al posto dell'invenzione audiovisiva, l'appiattimento su didascalie e illustrazione: non va.

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