RECENSIONE FILM a cura di Cinematografo.it

<i>Unknown - Senza identità</i>

24 febbraio 2011

Unknown - Senza identità

Spy-story che mira a Intrigo internazionale, si confonde con Frantic e finisce come Bourne: confusa e da dimenticare

Hitchcock sosteneva che solo l'immaginazione conta più della logica. Non a caso i film di sir Alfred erano capolavori d'inventiva e congegni perfetti anche sotto il profilo della credibilità. La quale manca del tutto ad Unknown - senza identità, spy-story che fa il verso a Intrigo internazionale senza averne i necessari requisiti. Ovvero una storia sì assurda ma verosimile, un'ironia sottile, una tensione magistrale, personaggi che restano scolpiti nella memoria. Del film di Collet-Serra si rammenta ben poco invece.Serio come solo i grandi ottusi sanno essere, Unknown è tutto nella faccia di bronzo di Liam Neeson, così inespressivo da sembrare lui per primo disinteressato ai fatti. E questo è un indizio. Neeson è un ricercatore invitato a Berlino per partecipare a una conferenza internazionale sulle biotecnologie alla quale non arriverà mai perché perde ricordi e identità dopo essere rimasto coinvolto in un incidente. Intanto la moglie (January Jones, che ricorda vagamente Grace Kelly dopo il matrimonio con Ranieri) si è smarrita, un tizio si spaccia per lui, pericolosi individui ne minacciano la sopravvivenza, un ex spione della Stasi (Ganz) ficca il naso e una bella tassinara (Diane Kruger) ci mette il resto. E mentre Intrigo internazionale diventa Frantic interpretato da Jason Bourne, decine di macchine vengono distrutte in inseguimenti impossibili, immolate sull'altare del product placement (Mercedes), un'utilitaria ha spinto un Suv già dal precipizio, dialoghi di carta fuoriescono da facce di piombo, la metropolitana è in fiamme ma nessuno vi dirà mai il perché e un sicario senza cuore si rivela Madre Teresa proprio sul più bello. Il mandante non è il maggiordomo, tranquilli, ma un chicco di grano transgenico che lascia aperte le porte per una spettacolare entrata in scena di Michael Clayton.Di un avvocato avrebbe di sicuro bisogno Didier van Cauwelart, l'autore del romanzo all'origine. Se la colpa sia sua o della coppia di sceneggiatori (Oliver Butcher e Stephen Cornwell) che ne hanno manomesso il lavoro, lo stabilirà chi non ha niente di meglio da fare. Gli altri vadano in sala e lascino il cervello a giocare a bowling. Uno si divertirà.E infine: Hitchcock chiudeva il suo Intrigo internazionale lanciando l'impertinente treno dentro una galleria. Collet-Serra apre il suo sgangherato risiko con auto giù dal fiume e un enorme buco nell'acqua. E' un indizio anche questo. O no?

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