RECENSIONE FILM a cura di Cinematografo.it

14 febbraio 2011

Tomboy

Racconto di formazione e ambiguità dei sessi: convince l'opera seconda di Celine Sciamma, che apre il Panorama di Berlino

Scheda Film  

Come un racconto d'estate. Cosi, si presenta il film di Celine Sciamma, giovane regista francese (il suo film d'esordio, La Naissance des pieuvres, era stato presentato al festival di Cannes nel 2007). Tomboy, film di apertura di Panorama, dispone le sue tessere in poche sequenze: una bambina, quasi adolescente, il trasloco in un nuovo quartiere, l'incontro con un gruppo di amici e la sensazione di libertà che le vacanze estive promettono. Per Laure, la protagonista, questo spazio del possibile coincide con il salto nell'altro sesso; complice un malinteso e il suo aspetto androgino la ragazza sarà accolta senza problemi nel gruppo come Mikael.A partire da questo spunto, Celine Sciamma dispone il suo racconto di formazione, affidandosi ai corpi dei suoi giovani protagonisti e filmandoli spesso con grazia in efficaci scene all'aperto. Da un punto di vista drammaturgico più che l'ambiguo rapporto tra Laure/Mikael e Lisa (piuttosto prevedibile nello sviluppo) Ã¨ la relazione tra la protagonista e la sorella minore a cogliere nel segno. E' questa - capace di stare al gioco e di coglierne le implicazioni senza perderne l'aspetto ludico - a dettare infatti il tono al racconto. L'indicazione più interessante di questo esile film attiene però alla sua messa in scena: il modo in cui Celine Sciamma disegna la contrapposizione tra lo spazio domestico (la casa e il suo look un po' retrò) e quello esterno (popolato da un bosco la cui estensione assume velocemente dei contorni simbolici) è senza dubbio una delle idee cinematografiche più felici di questi primi giorni di Berlinale.

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