RECENSIONE FILM a cura di Cinematografo.it

<i>Pina</i>

14 febbraio 2011

Pina

In memoria della coreagrafa Bausch, lo straordinario lavoro corale di Wenders in 3D e in concorso a Berlino

Quando le parole finiscono, incomincia il movimento, diceva Pina Bausch ai suoi allievi. Ad ognuno dava una chiave di ricerca, poteva essere un gesto, un concetto, una parola che indicava il percorso per raggiungere uno stile, l'impronta che li avrebbe connotati. La libertà di espressione come metafora della vita, la rottura delle regole precostituite come premessa per inventare: il segreto della coreagrafa tedesca, morta improvvisamente il 30 giugno 2009. Il compito affidato a Wim Wenders era enorme: raccontare il lavoro di una cara amica, che ha cambiato l'arte a livello internazionale, non solo nel modo di interpretarla ma ancora prima, nell'atto di immaginarla. Appena qualche mese prima, Wenders e Pina Bausch avevano incominciato la preproduzione di questo progetto, di cui avevano tanto parlato, nel corso degli anni, e la cui realizzazione era stata più volte rimandata. Il regista aveva il compito di portarlo a termine insieme alla compagnia del Wuppertal Dance Theatre. Il film, più che un documentario un esperimento video emozionale, divide in quattro parti il viaggio di riscoperta della grande artista. Tra ricordo e reinvenzione, con pochissimi inserti di repertorio, Wenders e i ballerini della Bausch mettono in scena "Le sacre du Printemps" sulle note di Stravinsky ,1976, "Kontakthof", 1978, "Cafe' Muller", 1978 (che Pedro Almodovar aveva citato nella scena iniziale di Parla con lei) e il più recente e altrettanto stupefacente "Vollmond" (2006). Lo spettacolo alterna coreagrafie sul palcoscenico a riprese esterne, mozzafiato e nell'esibizione dell'ensemble si ritrovano il cuore e la grandezza della Bausch. Senza il 3D era impossibile immaginarlo, grazie alla tridimensionalita' lo spettatore entra nella fisicita' di ogni singolo artista e nel microcosmo della sua storia. Tante facce, molti corpi, giovani e vecchi, nazionalita' e lingue diverse, uniti nel medesimo scopo: riportare in vita il sogno di una mente rivoluzionaria. Wenders ha fatto più che un'esecuzione, ha diretto una compagnia di numeri primi.

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