RECENSIONE FILM a cura di Cinematografo.it

<i>Machete</i>

02 settembre 2010

Machete

Rodriguez fa lievitare Fuori Concorso il finto trailer lanciato in Planet Terror. Ma quello che diverte nello spazio di un promo, annoia nel tempo di un film

Non si può dire che non mantenga le promesse. A Machete - che ha aperto la sezione di Mezzanotte della Mostra - nulla manca che non fosse già nel fake trailer, lanciato meno di tre anni fa in Planet Terror. Il film è anzi una lievitazione del suo promo. Con la stessa grana, gli stessi graffi di una pellicola di serie B anni '70, violenza a go go, personaggi marchiati a fuoco (Rodriguez preferisce l'etichetta "fortemente iconici", ma l'effetto è lo stesso), cervelli di piombo, gratuite concessioni al soft-core (che qui risulta più castigato del solito per la presenza di star come Jessica Alba e Michelle Rodriguez), dialoghi scritti durante una gara di rutto tra amici. C'è tutto quello ci aspettavamo ci fosse.Purtroppo. Perché il principale limite di questo come di altri film di Robert Rodriguez è la sua monotona prevedibilità. Qui la pellicola non salta, ma in compenso volano teste, arti e tessuti annessi, secondo un'estetica da macellaro che ha fatto - piaccia o no - scuola. Il movente politico-sociale (la questione dell'immigrazione messicana in America) ovviamente è solo un pretesto - i fan di questo tipo di prodotto del resto difficlmente gli perdonerebbero un po' di serietà - per innescare tutta una serie di situazioni iperboliche che ruotano attorno alla filosofia-guida dell'exploitation, l'hobbesiana supremazia degli istinti sull'ideale apollineo dell'umano. In fondo, dimenticando la morale spacciata, la politica dell'exploitation resta fondamentalmente reazionaria. Se non nel contenuto, almeno nella forma. E poi a differenza di Tarantino, Rodriguez non è pulp, ma tamarro. Non è un problema di cattivo gusto, sulla cui venerazione si può discutere, ma di un approccio al cinema da contrabbandiere di salsicce. Si prendono gli scarti, si arrotolano e si riciclano bellamente. L'omaggio, così ipostatizzato, diventa feticcio. E i feticci presto o tardi stancano, perchè finiscono sempre per rivelarsi inutili. Tradotto: Machete dura mezz'ora, il tempo di calare tutte le sue carte e boiate, di vedere De Niro sparare su inermi immigrati messicani (tra le vittime anche una donna gravida), Seagal lavorare d'ascia imbolsito, e Danny Trejo esaurire il campionario bestiale di decapitazioni, amputazioni e spappolamenti. In mezzo pillole di sesso distribuite dalla bellona di turno: puro femminile/decorativo.Per concludere: se fate parte di una ristretta cerchia empedoclea fuggite il film come la peste; se invece vi piacciono i collanoni, i petti villosi, i dragoni tatuati e amate andare in giro spaccando la testa alla gente questo è il vostro film. Per tutti gli altri: gustatevi il trailer e abbandonatevi al film. Perché il primo vi seppellirà di risate, il secondo vi chiuderà gli occhi tra gli sbadigli.

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