RECENSIONE FILM a cura di Cinematografo.it

<i>The Karate Kid</i>

02 settembre 2010

The Karate Kid

Dagli States alla Cina: rivive il mito 80's, tra simpatiche citazioni ed inutili lungaggini. Ma è kung fu...

26 anni dopo l'originale – e quasi in concomitanza con il dolceamaro Wax On, F*ck Off, doc sull'ormai quasi cinquantenne Ralph Macchio – arriva il "remake" di Karate Kid, titolo manifesto di un cinema "anni '80 style", primo capitolo della trilogia firmata John G. Avildsen (regista di Rocky), allo stesso tempo trampolino e pietra tombale per la carriera dell'allora giovanissimo Macchio (ricordabile poi solamente nel simpatico Mio cugino Vincenzo): l'operazione è dignitosa e il discreto successo ottenuto negli USA lo dimostra, ma pur rispettando quasi in toto la struttura del prototipo (un giovane orfano di padre costretto a trasferirsi, con enormi difficoltà d'inserimento nel nuovo contesto, vessato dal bulletto di turno, trova riscatto grazie agli insegnamenti di un taciturno maestro d'arti marziali), il film prodotto da Will Smith e interpretato dal figlioletto Jaden (è Dre Parker, 12 anni rispetto ai 16 del Daniel LaRusso "che fu") oltrepassa i confini nazionali e porta il protagonista addirittura a Pechino (in tutti gli States non c'erano possibilità lavorative per la mamma…), costringendolo a difficoltose amicizie e a ben più facili pestaggi da parte del piccolissimo fenomeno locale di kung fu.Ed è proprio questa la cosa più divertente che dà il senso di un prodotto – comunque funzionale sia per alcune palesi citazioni (le bacchette con cui Jackie Chan cerca di catturare una mosca, "metti il giacchetto, togli il giacchetto" al posto del celebre "dai la cera, togli la cera"), sia per il dinamismo di molte scene di "combattimento" (vedi il crescendo finale del famoso torneo) – che mantiene inalterato titolo e soggetto ma che, forse in corso d'opera, si "accorge" che non tutte le discipline sono ugualmente radicate nello stesso luogo (d'altronde il maestro Miyagi, interpretato all'epoca da Pat Morita, era di chiare origini giapponesi…) e il karate viene accantonato per il kung fu, questa sì arte marziale "tipicamente" cinese. Vizio di forma trascurabile, soprattutto se paragonato al vero, enorme, difetto del film, il minutaggio (140'), oggettivamente ingiustificabile.

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