RECENSIONE FILM a cura di Cinematografo.it
25 agosto 2010
Il rifugio
La tenerezza dell'attesa per un ritrovato François Ozon: bravi il deb Choisy e la coraggiosa Carré
Giovani, carini e… occupati a sopravvivere. Louis (Melvil Poupaud) è drogato e morto, la sua compagna Mousse (Isabelle Carré) è drogata ma viva, e aspetta un bambino: lascia Parigi, si trasferisce in una casa sul mare e porta avanti la gravidanza. La raggiungerà Paul (Louis-Ronan Choisy), il fratello di Louis: bellissimo, fascinoso, omosessuale. Tra i due, progressivamente è dolcezza, tenerezza, attrazione…Le stesse piacevolmente riscontrabili ne Il rifugio, il nuovo film di François Ozon e il suo migliore da CinquePerDue del 2004. Storia lineare se non semplice, alto tasso di primi piani a rischio ascendenza fiction, tuttavia, sotto la sabbia si cela un fascino discreto, che nasce dai tagli, dalla luce (bella la fotografia in HD), dalla poetica delle piccole cose, in divenire. L'attesa di Mousse – brava e coraggiosa la Carré – è tale anche per lo spettatore, che si lascia coccolare da un film senza troppe pretese, che mantiene la leggerezza, l'arrendevolezza che promette: se questa borghesia senza arte né parte non smette di annoiare, qui possiamo perdonarla, perché lo sguardo di Ozon va oltre e scava nell'umano. Ottime le musiche di Louis-Ronan Choisy, cantante e compositore al debutto sullo schermo.
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