RECENSIONE FILM a cura di Cinematografo.it
18 marzo 2010
Tutto l'amore del mondo
Da Barcellona ad Amsterdam: cambia la geografia, non le coordinate del solito cinema "gggiovane" italiano. Superfluo
Incaricato dalla Magic Planet Books di scrivere una guida sui luoghi romantici d'Europa, il giovane e inesperto Matteo (Vaporidis) parte alla volta di Barcellona, prima tappa di un viaggio lungo tre mesi. Deciso più che mai a portare a termine il lavoro - i 30.000 euro previsti potrebbero salvare la libreria della mamma - ma in seria difficoltà a rapportarsi con la parola 'amore', Matteo sarà suo malgrado affiancato dallo scapestrato fotografo Ruben (Roja) che, per l'occasione, si fa raggiungere dalla nuova fiamma Valentina (Catania), a sua volta accompagnata dall'amica Anna (Morariu, classe da continuare a tenere d'occhio). Sarà proprio quest'ultima, fresco avvocato ma con la passione della scrittura, prossima al matrimonio e innamorata dell'amore, ad ispirare il cammino - e le parole - del viaggiatore.Le più belle città d'Europa ospitano la doppia prima volta di Nicolas Vaporidis e Riccardo Grandi: l'attore si scopre anche produttore esecutivo e il regista di spot pubblicitari esordisce al lungometraggio, portando sullo schermo il soggetto firmato da Massimiliano Bruno, anche sceneggiatore con Edoardo Falcone e Andrea Bassi. Le novità però finiscono qui, perché Tutto l'amore del mondo, non eccessivamente brutto ma tremendamente superfluo - oltre a provare a spiegare la netta differenza che intercorre tra il turista e il viaggiatore (non saremo mai grati abbastanza per averlo finalmente scoperto...) - aggiunge davvero ben poco ad un filone, quello del cinema "gggiovane", che pur allontanandosi dal centro e toccando altri lidi (da Barcellona a Parigi, da Londra ad Amsterdam e, perché no?, anche il lago di Loch Ness...), finisce per essere risucchiato nel vortice delle banalità e del già visto. A poco o a nulla serve il "mestiere" di Montesano e Rubini, rispettivamente padre squalo di Anna e padre bohemienne di Matteo, ovviamente chiamati a riscattare le proprie manchevolezze in un finale tanto rinfrancante quanto prevedibile.
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