RECENSIONE FILM
18 marzo 2010
Io sono l'amore
a cura di Cinematografo.itUn lussuoso e nitido Gruppo di famiglia in interno milanese: per l?ottimo Luca Guadagnino
Da The Protagonists a Cuoco contadino (ritratto dello chef Paolo Masieri, qui "ricalcato" da Edoardo Gabbriellini), passando per Melissa P., Luca Guadagnino non ci aveva mai entusiasmato: ma non per mancanza di talento. Quel talento che in Io sono l'amore, progetto a lungo sudato dal regista, trova finalmente organica, se non definitiva, manifestazione. La sinossi è banale - una donna dell'alta borghesia milanese (Tilda Swinton) si innamora del giovane amico (Gabbriellini) di suo figlio (Flavio Parenti) - ma il racconto (la sceneggiatura è di Barbara Alberti, Walter Fasano, Guadagnino e Ivan Cotroneo) la rende, a tratti, straordinaria. Sulla scia viscontiana, Guadagnino circoscrive con macchina da presa lucida ed elegante, lirica e geometrica insieme, il microcosmo dell'alta borghesia (non solo) milanese, inseguita anche a Sanremo e Londra nelle dinamiche familiari dei Recchi. Nell'ottimo cast anche il patriarca Gabriele Ferzetti, la moglie Marisa Berenson, il pater familias Pippo Delbono (glabro, inedito e poderoso), la figlia lesbica di Tilda, Alba Rohrwacher (separate alla nascita), Io sono l'amore dichiara subito le ambizioni - un nuovo Gruppo di famiglia in interno/esterno - e una precisa volontà: non consegnare mai la storia all'assenza o all'eccesso di stile. A partire dalla neve che imbianca Milano, la forma c'è subito, grazie alla fotografia di Yorick Le Saux (Ozon e Assayas, in carnet), le musiche di John Adams, il montaggio impeccabile di Fasano e soprattutto l'occhio di Guadagnino, che delinea amori privati e disaccordi industriali, close-up poetici e campi lunghi analitici, coreografie culinarie e antropologia degli happy few, per trovare il dolore che tutti accomuna. Non molte le cose che non vanno, e per due terzi (fino all'amore ravvicinato di Gabriellini e Swinton) si rasenta il capolavoro: il sottofinale avrebbe chiuso meglio, prolissità e didascalie fanno infine capolino, ma è poca roba di fronte all'amore di Cinema che nutre ogni taglio, ogni parabola, ogni scatto d'indagine.
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