Welcome to New York2014

SCHEDA FILM

Welcome to New York

Anno: 2014 Durata: 125 Origine: USA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:Abel Ferrara

Specifiche tecniche:(1:1.77)

Tratto da:-

Produzione:BELLADONNA PRODUCTIONS, WILD BUNCH, FORBES

Distribuzione:BIM

ATTORI

Gérard Depardieu nel ruolo di Devereaux
Jacqueline Bisset nel ruolo di Simone Devereaux
Marie Mouté nel ruolo di Sophie Devereaux
Pamela Afesi nel ruolo di Cameriera
Nikki James nel ruolo di Giudice
Paul Calderon nel ruolo di Pierre
Paul Hipp nel ruolo di Guy
Shanyn Leigh nel ruolo di Giornalista
Amy Ferguson nel ruolo di Renée
Drena De Niro nel ruolo di Entourage
Christ Zois nel ruolo di Chris Chris Zois
Julito McCullum
 

SCENEGGIATORE

Ferrara, Abel
Zois, Christ
 

MONTAGGIO

Redman, Anthony
 

SCENOGRAFIA

Ortino, Tommaso
 

COSTUMISTA

Wells, Ciera
 

EFFETTI

Isyomin, David

TRAMA

Il signor Devereaux è un uomo potente, che gestisce miliardi di dollari ogni giorno. Un uomo che controlla il destino economico delle nazioni, ma animato da una fame sessuale frenetica e sfrenata. Un uomo che sognava di salvare il mondo e che non può salvare se stesso. Un uomo terrorizzato, perso. Il signor Deveraux è in piedi, in cima al mondo e lo guarda cadere.

CRITICA

"La montagna ha partorito un topolino, e già la metafora è fin troppo generosa per 'Welcome to New York' di Abel Ferrara, un film 'complètement nul' come direbbero i francesi (...). Ma l'abilissima campagna mediatica costruita sull'esclusione dell'opera dal festival ha comunque trovato l'inaspettata alleanza di giornalisti e mass media, che hanno cavalcato uno «scandalo» inventato senza mai da farsi la domanda fondamentale: perché mai un film così brutto avrebbe dovuto avere l'onore di una qualche passerella ufficiale? Nemmeno il suo coproduttore francese, il potentissimo patron di Wild Bunch, ci ha creduto più di tanto, visto che lo distribuisce solo in streaming a pagamento (...) Depardieu ha cercato di difendere la sua interpretazione, parlando di «malattia» del protagonista: «Non mi interessa giudicarlo perché non siamo in un dramma di Peter Hanke. In un film tocca allo spettatore dare risposte, l'attore deve limitarsi a far vivere sulla scena il suo personaggio». Ma che personaggio è quello che per la prima ora grugnisce, allunga le mani su ogni donna a tiro, le possiede mezzo vestito preoccupato solo - sembra di capire - di dove mettere la sua esorbitante epa? E' una malattia o la totale mancanza di idee e sceneggiatura? Nella seconda parte del film, (...) il flato grosso e la taglia extra extra extra large impediscono a Depardieu qualsiasi espressione che non sia quella di uno sguardo ebete (...). La voglia di scandalo porta il confronto sui binari dell'antisemitismo (Devereaux accusa la moglie ebrea di sete di potere e il suocero di essersi arricchito illegalmente) per sbandare poi verso accuse gratuite (...). un regista che da troppo tempo non sembra più capace di ritrovare la forza dei suoi lontani capolavori." (Paolo Mereghetti, 'Corriere della sera', 19 maggio 2014) "Incontenibile, Gerard Depardieu. Debordante, irrefrenabile, gigantesco nel talento e nell'aspetto che rispecchia gli eccessi di una personalità sempre sull'orlo di una crisi di nervi. Bravissimo nei panni dell'uomo di potere messo alle corde dai propri vizi. Protagonista del film di Abel Ferrara sullo scandalo sessuale che ha coinvolto l'ex presidente del Fondo monetario internazionale Dominique Strauss-Kahn, l'attore è stato il vero protagonista di questo weekend sulla Croisette (...). Un errore escludere il suo 'Welcome to New York' dal cartellone del festival: l'assenza ha acuito ancora di più la curiosità e l'interesse, il corto circuito mediatico ha provocato resse pazzesche a tutte le proiezioni del Marché, con grande soddisfazione del regista e del cast" (Titta Fiore, 'Il Mattino', 19 maggio 2014) "(...) esplicite sono tutte le scene di sesso che inzeppano il film fino alla nausea, trasformandolo in un grottesco prodotto porno, che ha strappato più di una risata in sala. Depardieu, ormai sfatto e con ventre bovino, ci appare ovunque con le braghe calate a palpare glutei e cosce statuarie di bellissime escort, nel corso di infiniti festini consumati in ricchissime suite d'hotel . (...) Seppure col nome di finzione Devereaux i riferimenti a Strauss Kahn sono espliciti, lo sottolineano anche le didascalie nel cartello d'apertura che spiega come di fittizio ci siano solo i sentimenti e i pensieri privati dei protagonisti. (...) Risultato, un film da non vedere. E che neanche uscirà in sala, ma sperimenterà la via della rete." ('L'Unità', 19 maggio 2014) "«È veramente hard, vedrete cose che non avete mai visto, nel cinema di tutti i giorni, intendo». Depardieu, mole in progressione inarrestabile, è un fan del film che ha appena interpretato. Sente che la bulimia di Strauss-Kahn e la sua appartengono allo stesso genere. E' vero: da una parte è più sesso e dall'altra più cibo ma la voglia di vivere battendo strade socialmente scorrette è identica. (....) Ma sono personaggi comunque amati dai francesi. (...) E poi i supporter dell'uno e dell'altro sono in pratica gli stessi. Non è certo un caso se il film di Abel Ferrara, tornato in forma dopo prolungati appannamenti, inizia con immagini di Depardieu che ne spiega la filosofia: raccontare senza alterare ma anche umanizzare il reo. (...) Ha ragione Depardieu che chiosa: «soldi, sesso, potere, quella di DSK è una tragedia shakespeariana declinata all'odierna politica». (...) "Welcome to New York" (presentato a Cannes, ma lontano dal Festival) sarà una questione di avvocati e di fiducia. La difesa magari sarà costosa ma se il gradimento del film si trasformerà in rinnovata fiducia in DSK, ad Abel Ferrara si apriranno le porte del cinema francese." (Andrea Martini, 'Nazione - Carlino - Giorno', 19 maggio 2014) "Welcome un corno ('pardon'!). II film di Abel Ferrara con Gérard Depardieu nei panni (e anche senza i panni) di un riconoscibilissimo Dominique Strauss-Kahan è tutt'altro che il benvenuto, a Cannes. 'Welcome to New York', peraltro assente dalla selezione ufficiale, a giudicare dalle reazioni suscitate più che un'opera cinematografica è un concorso di colpe. Del regista e dell'interprete principale, oltre che del «biografato», 'ça va sans dire'. Niente satira, soltanto un satiro tratteggiato in un contesto che strizza l'occhio all'«antisémitisme nauséabond», scrivono Le Figaro e Le Monde. Anne Sinclair, moglie di DSK ai tempi del noto misfatto con conseguente scandalo planetario che fece fare bancarotta morale al Fondo monetario internazionale, non nasconde, sull'Huffington Post, il proprio «disgusto» per il tono con cui è stata trattata la vicenda. I dialoghi sono «pietosi e grotteschi», ed è «disgustoso» il modo o in cui Ferrara «rappresenta le donne» (...). Sette (...) gli euro da spendere per comperare il film su internet. A occhio e croce, troppi." (Daniele Abbiati, 'Il Giornale', 19 maggio 2014) "Spiacerà a chi magari non s'aspettava granché da una Strauss-Kahn story, però c'è modo e modo di gestire il granché. Quello di Ferrara è forse il peggiore. Il legale di Strauss ha minacciato querela. Un consiglio. Quereli solo Ferrara. E lasci stare Depardieu che a forza di sconcezze rende quasi simpatico il Kahn." (Giorgio Carbone, 'Libero', 22 maggio 2014)

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