The War - Il pianeta delle scimmie2017

SCHEDA FILM

The War - Il pianeta delle scimmie

Anno: 2017 Durata: 143 Origine: USA Colore: C

Genere:AVVENTURA, AZIONE, FANTASCIENZA

Regia:Matt Reeves

Specifiche tecniche:ARRI ALEXA 65, ARRIRAW (6.5K), D-CINEMA (1: 2.35)

Tratto da:-

Produzione:CHERNIN ENTERTAINMENT

Distribuzione:20TH CENTURY FOX ITALIA

ATTORI

Andy Serkis nel ruolo di Caesar
Woody Harrelson nel ruolo di Colonnello J. Wesley McCullough
Steve Zahn nel ruolo di Bad Ape
Terry Notary nel ruolo di Rocket
Amiah Miller nel ruolo di Nova
Karin Konoval nel ruolo di Maurice
Gabriel Chavarria nel ruolo di Preacher
Judy Greer nel ruolo di Cornelia
Ty Olsson nel ruolo di Rex
Aleks Paunovic nel ruolo di Winter
Max Lloyd-Jones nel ruolo di Blue Eyes
Chad Rook nel ruolo di Boyle
Michael Adamthwaite nel ruolo di Luca
Alessandro Juliani nel ruolo di Spear
Tim Webber nel ruolo di Elder
Devyn Dalton nel ruolo di Cornelius
Dean Redman nel ruolo di XO Stone
Mercedes de la Zerda nel ruolo di Lang
James Pizzinato nel ruolo di Travis
Toby Kebbell nel ruolo di Koba
 

SCENEGGIATORE

Bomback, Mark
Reeves, Matt
 
 
 

SCENOGRAFIA

Chinlund, James
 

COSTUMISTA

Bruning, Melissa

TRAMA

Un esperimento scientifico finito male diede origine all'Alba di una specie di scimmie intelligenti e a un virus che quasi distrusse la razza umana: l'influenza Simian, come fu definita, che portò l'umanità all'orlo dell'estinzione. I sopravvissuti, i pochi immuni al virus, quasi invidiarono i morti mentre le scimmie continuavano a crescere al riparo dei boschi a nord di San Francisco. Con la crescita della loro fiorente civiltà, le scimmie prosperarono in assenza di contatti umani, fino a quando non furono scoperte da un piccolo disperato gruppo di sopravvissuti che cercavano di stabilire una nuova colonia per conto loro. I coloni e le scimmie lottarono per coesistere, ma la fragile pace fu distrutta da Koba, una scimmia che non poteva resistere dal vendicarsi sui suoi ex aguzzini. Cesare, il capo delle scimmie, tentò di ripristinare l'ordine, ma non c'era modo di fermare i brutali combattimenti, la Rivoluzione, era già iniziata. I coloni disperati continuarono a mandare frenetiche richieste d'aiuto, non sapendo nemmeno se ci fosse qualcuno lì fuori in grado di riceverle. Il segnale è stato ricevuto 800 miglia a nord, alla base interforze Lewis-McChord, dove centinaia di soldati si erano rifugiati dopo l'apocalisse virale. Questi uomini e donne sono tutto ciò che è rimasto dell'esercito statunitense. In risposta alla chiamata una divisione da combattimento veterana, guidata da un pluridecorato colonnello delle Forze Speciali, è stata inviata per unirsi allo scontro. Cesare e le scimmie si ritirarono nei boschi, ma le forze umane li inseguirono, determinate a distruggere le scimmie una volta per tutte. Per due anni i soldati hanno cercato invano Cesare, che si dice coordini le sue scimmie da una base ben nascosta nel bosco. La Guerra continua...

CRITICA

"(...) non lasciatevi ingannare dal titolo, perché in questo terzo episodio, decisamente il migliore della nuova saga, di guerra ce n'è molto meno che nel film precedente. Questa volta Cesare, straordinariamente interpretato da Andy Serkis, signore assoluto della motion captures, tecnica che gli consente di entrare nella pelle di qualunque creatura (...), deve affrontare i suoi demoni interiori prima ancora del nemico, invitando il pubblico a riflettere sulla follia della guerra e della vendetta. Omaggio ad 'Apocalypse Now' (su un muro compare la scritta Ape-pocalypse Now e il Colonnello interpretato da Woody Harrelson rimanda all'allucinato Kurtz di Marlon Brando), ma anche a 'La grande fuga' e a 'Il ponte sul fiume Kwai', 'The War - Il pianeta delle scimmie' è soprattutto un western che vede Cesare viaggiare a cavallo con i suoi compagni per scovare la base nascosta della sua nemesi. (...) Se Cesare, carismatico paladino dei diritti della razza perseguitata e oppressa, è diventato ormai un personaggio estremamente complesso e affascinante, tormentato dalla rabbia per il dolore vissuto, divorato dall'odio verso i carnefici, dubbioso sui valori e i principi etici che lo hanno guidato fino a quel momento, ma anche ricco di compassione e umanità, i nemici umani - ed è questo l'unico limite del film - sono invece sempre più stereotipati, bozzetti un po' sbiaditi incapaci di regalare brividi con la loro cattiveria senza sfumature. Tecnicamente parlando invece il film è una vera perla con immagini sfavillanti e suggestive, per lo più ambientato tra paesaggi innevati che sembrano dipinti, popolato di scimmie che si muovono con straordinaria fluidità, persino assai più vere e credibili degli attori in carne ed ossa. (...) tra tanta cupezza emerge anche una inaspettata vena umoristica affidata a una buffa scimmia da zoo, straordinariamente espressiva e protagonista del momenti più divertenti del film." (Alessandra De Luca, 'Avvenire', 11 luglio 2017) "Sano di mente chi concepisce di riunire in un solo film il western classico e il Vietnam di Coppola, la Bibbia e il muro di Donald Trump? Forse no, ma va benissimo se il risultato è 'The War - Il pianeta delle scimmie', nono episodio del media-franchise tratto dal romanzo di Pierre Boulle nonché il miglior blockbuster di questa stagione (peccato solo che da noi arrivi [...] nel periodo dell'anno in cui il pubblico diserta le sale, perché perderselo sarebbe colpevole). (...) Il terzo capitolo del reboot della saga, diretto come il precedente dall'ottimo Matt Reeves (...), è un film di guerra in piena regola, carico di debiti espliciti con il western militare e il Vietnam-movie. (...) Il rimando più ambizioso, però, è al libro biblico dell''Esodo', con Cesare chiamato a liberare il suo popolo dalla cattività (le scimmie erigono un muro che sembra una riedizione della piramide). Come il film riesca ad amalgamare tanti elementi in un insieme omogeneo è ammirevole; e ben diverso da quel che accade nella maggioranza degli odierni blockbuster, affetti dalla sindrome del patchwork. Sono fuori del comune anche i set grandiosi in cui si suddivide l'azione: il rifugio delle scimmie, una stazione di sport invernali, un deposito di armi abbandonato. Però la cosa più notevole riguarda i personaggi non-umani. Da alcune parti s'invoca già la candidatura all'Oscar per Andy Serkis (l'eccezionale performer che ha prestato i suoi movimenti per la creazione in motion-capture del Gollum e di King Kong), qui al massimo della forma. Un'esagerazione? Mica tanto. Non solo si è meritato il primo nome nei credits, ma nei frequenti primi piani ha un'espressività che trasforma il suo Cesare da 'effetto speciale' in personaggio a pieno titolo, della cui esistenza lo spettatore non dubita neppure per un attimo. Né sono da meno le altre scimmie (Maurice, Luca, Rocket, Nova), con l'unica eccezione dello scimmiotto pauroso Bad Ape, personaggio un po' ovvio ma evidentemente messo lì per alleggerire, come un giullare, l'atmosfera tragica del tutto. E se la nostra identificazione con le scimmie è cosi totale, non siamo forse di fronte a una nuova conferma dell'enorme potere del cinema?" (Roberto Nepoti, 'La Repubblica', 12 luglio 2017) "'The War' non ha nulla del giocattolo fantasy: come da titolo, è un film bellico intessuto di citazioni con almeno due espliciti rimandi ad 'Apocalypse Now', una gigantesca scritta in un tunnel e il cuore di tenebra di uno spietato colonnello. In un racconto essenziale girato quasi in uno stile da cinema muto ben sottolineato dalle musiche di Michael Giacchino, le scimmie occupano l'intera scena; mentre in campo umano, a parte una bimba chiamata significativamente Nova, si respira l'aria malata delle tirannie morenti. Woody Harrelson è un potente novello Kurtz e di sicuro lo troveremo candidato all'Oscar; ma a imporsi su tutte è l'interpretazione in capture motion di Andy Serkis/Cesare, un volto peloso e uno sguardo intenso che trasmette un umanissimo conflitto fra impulso di odio e ragione d'amore." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 13 luglio 2017) "Ereditando la regia dal precedente 'Apes Revolution', Matt Reeves e il suo sceneggiatore Mark Bomback hanno lavorato con tangibile dedizione per mantenere assieme e in equilibrio un edificio narrativo agganciato alla tradizione ma appetibile per il pubblico contemporaneo. (...) Al di là di inserti originali rispetto al plot consolidato (il colonnello nazi-oriented interpretato da Woody Harrelson, perfido e dolente, un loser dal destino segnato) ciò che distingue 'The War' è l'accentuarsi dell'apparato valoriale di cui si fa portatore Cesare, nome omen da sempre, di cui è sintomatico quanto dichiararono i realizzatori in fase progettuale 'Vedrete la sua anima'. Le istanze archetipiche nel cammino dell'Eroe classico sono talmente sublimate da far apparire quale definitivo questo nuovo capitolo, al di là delle esigenze della 20th Century Fox di mantenere vivo il franchise inventandosi dunque qualche nuovo remake, prequel, sequel o reboot. Se Cesare è la guida spirituale e materiale del suo popolo, quest'ultimo è metonimia di qualunque 'umanità' perseguitata, offesa e ghettizzata: perché la Storia si ripete, e il riciclo morale aiuta i più giovani a crearsi una Memoria. Ma è interessante anche osservare le ragioni della guerra umana che non sono necessariamente contro le scimmie intelligenti bensì contro un virus (altro simbolo eterno) letale sull'uomo (...). 'The War', epica solenne e maestosa forse solo eccessivamente lunga, è in grado di intrattenere anche i più giovani nella contaminazione dei generi, senza escludere qualche sorriso." (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 13 luglio 2017) "Matt Reeves (...) non aveva convinto tutti con il suo precedente film. L'accusa, sostanzialmente, era di non avere elaborato al meglio le premesse insite nella vicenda delle scimmie evolute preferendo adagiarsi su facili conflitti e altrettanto evidenti analogie sociologizzanti. A dire il vero questo terzo capitolo, pur confermando la qualità a dir poco stellare della motion capture che permette alle scimmie di vivere sullo schermo e del «digitale» (ma ci si può permettere di indicarlo con un aggettivo così limitato/limitante?) che conferisce persino alle gocce di pioggia trattenute dal pelo degli animali una impressionante qualità fotorealistica, non fuga affatto i dubbi suscitati dal precedente film. Messa dunque da parte la qualità globale di un film che ha dato lavoro a 15.000 persone (...), resta un impianto narrativo e una scansione metaforica che, pur animata da uno spirito civile forte, sceglie sovente la strada più facile per «lanciare» i propri messaggi. L'incipit del film è forse la cosa migliore. (...) Reeves, coadiuvato dallo straordinario lavoro del direttore della fotografia Michael Seresin che riesce a fare risplendere tutte le possibili tonalità del verde macchiandole del nero delle ombre e degli anfratti nei quali umani e scimmie si rifugiano, mette in scena un esodo e un viaggio di iniziazione. (...) Ovviamente nella fittissima traccia citazionistica del film non può mancare all'appello 'La grande fuga' di John Sturges anche se nessuna scimmia fugge a bordo di una moto. Questo ape-pocalypse now, nel quale il parallelo fra le scimmie e gli ebrei è sottolineato anche troppo, si presenta dunque come una vera e propria nascita di una nazione rielaborata con elementi de 'I dieci comandamenti' ed 'Exodus'. Se la separazione delle acque è sostituita da una mostruosa valanga, la marcia verso la terra promessa, e relative dissolvenze incrociate, come in qualsiasi film biblico, conduce a un set che possiede sin troppe somiglianze con quelli de 'Il re leone'. (...) Dotato di un decoupage sin troppo prevedibile nell'alternare una scena d'azione a un dialogo didascalico (bisognerebbe cronometrare le scene per immaginare i discorsi degli executives timorosi di annoiare il pubblico...) e nonostante le sue meraviglie digitali, ci si sorprende più di una volta a pensare con nostalgia un po' naïf ad 'Anno 2670 ultimo atto', quinto capitolo della saga cinematografica originale diretto nel 1973 da J. Lee Thompson." (Giona A. Nazzaro, 'Il Manifesto', 13 luglio 2017) "Piacerà un mucchio, ma solo nei limiti dello spettacolone hollywoodiano. I fan della fantascienza «adulta» che negli ultimi mesi si sono satollati parecchio con 'Arrival' e 'Passengers' sono pregati di tenersi alla larga. Niente trovate fulminanti (come la Statua delle libertà nel primissimo capitolo). Niente interrogativi inquietanti tra le righe (come i diritti e gli abusi della ricerca scientifica) che davano il sale al piatto del 'reboot' del 2011. No, qui l'obiettivo di Matt Reeves (...) è chiaramente quello di fare un superwestern scimmiesco. 'The War' è la storia di una lotta all'ultimo sangue dove il cattivo deve essere l'epitome di tutti i 'vilains' degli anni 30, nonché una versione ai limiti della caricatura del colonnello di 'Cuore di Tenebra' (anzi di 'Apocalypse Now', Harrelson è pelato e vaneggiante come Marlon Brando). E dove il buono (Cesare) ha le mostruose fattezze del Gollum del 'Signore degli Anelli' cioè Andy Serlds. Negli scontri, negli inseguimenti, Reeves ci dà dentro come fosse mosso dal fantasma di Sergio Leone. La narrazione è barocca, la musica preponderante, la violenza più truculenta e sanguinosa che non in tutti i sei episodi precedenti. E lo show tra le nevi trascina, indubbiamente. Insomma ci si diverte, eccome." (Giorgio Carbone, 'Libero', 13 luglio 2017) "Tra tutti i reboot, termine utilizzato per indicare il riavvio di una saga cinematografica, quello de 'Il pianeta delle scimmie' è, senza dubbio, uno dei migliori. Fin dal primo 'L'alba del pianeta delle scimmie', così come nel precedente 'Apes Revolution', ci si è trovati di fronte a un prodotto che sapeva unire gli stilemi tipici del blockbuster a una arguta analisi, politica e non solo, su una umanità che perde ogni giorno i suoi valori più importanti come, del resto, testimonia, quotidianamente, la cronaca. Una parabola ragionata, insomma, sul declino della nostra razza. Ma al di là della sua valenza, questo cupo, a tratti molto duro e struggente terzo capitolo (più simile all'ambiente postapocalittico dei film originari) che estremizza la lotta tra uomini e primati, sarà ricordato, anche e soprattutto, per la meravigliosa interpretazione di Andy Serkis, l'attore che meglio di chiunque altro è riuscito ad esaltare la tecnica del motion capture, dando prima corpo a «il mio tessssoro» Gollum e ora sublimando il personaggio di Cesare, la scimmia superintelligente che comanda gli animali ribelli. (...) Woody Harrelson, bravino, ma mai convincente (...). Ottima la regia di Matt Reeves, soprattutto nel gestire i tre colpi di scena finali. Sicuramente è uno dei titoli più interessanti degli ultimi tempi." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 13 luglio 2017) "(...) questi nuovi remake della saga Pianeta delle scimmie sono sofisticati film di dialoghi, incubi, riflessioni politiche, paradossi antropologici (l'uomo è un fuori campo sempre più imperscrutabile; le scimmie, invece, sono protagoniste e quindi per noi familiari) e poi, sì certo, anche azione ed esplosioni ma con una ritmica al montaggio da grande cinema classico a la 'Il ponte sul fiume Kwai' (1957) o 'La grande fuga' (1963). Gli effetti speciali portano il prodotto a un livello di fotorealismo magico mai visto prima. Tutte le scimmie protagoniste sono attori e tra loro, ancora una volta dopo il Gollum de 'Il signore degli anelli', spicca Andy Serkis nel ruolo di Cesare." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 14 luglio 2017) "Una riflessione sulla follia della guerra tra il western e 'Apocalypse Now', 'La grande fuga' e 'Il ponte sul fiume Kwai', dove le scimmie sono più vere degli uomini." (Alessandra De Luca, 'Avvenire', 14 luglio 2017)

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