Violenza segreta1962

SCHEDA FILM

Violenza segreta

Anno: 1962 Durata: 105 Origine: ITALIA Colore: B/N

Genere:DRAMMATICO

Regia:Giorgio Moser

Specifiche tecniche:VISTAVISION

Tratto da:romanzo "Settimana nera" di Enrico Emanuelli

Produzione:FILM STUDIO

Distribuzione:GLOBE INTERNATIONAL FILM (1963)

ATTORI

Giorgio Albertazzi nel ruolo di Enrico Maraini
Maryam nel ruolo di Regina
Alexandra Stewart nel ruolo di Elisabetta
Enrico Maria Salerno nel ruolo di Contardi
Vittorio Sanipoli nel ruolo di Farnenti
Sergio Ricciardi nel ruolo di Tarantini
Rosie Zichel nel ruolo di Hana
David Abramo nel ruolo di Abdì
 
 

MUSICHE

Fusco, Giovanni
 

MONTAGGIO

Serandrei, Mario
 

SCENOGRAFIA

Polidori, Gianni
 

COSTUMISTA

Gherardi, Piero

TRAMA

Somalia 1958. Enrico, un giovane esploratore, è invitato una sera a casa di Farnenti, un ex gerarca fascista senza scrupoli morali che si è riciclato in proprietario di bananeti. Questi tratta i somali che lavorano per lui come un buon allevatore tratta le sue bestie. Fra di essi c'è una ragazza, Regina, che gli fa da cameriera e ne è l'amante. La sua bellezza colpisce Enrico e Farnenti, avendolo notato ed essendo costretto a partire per un po', gli lascia la casa e la ragazza. Enrico, folgorato da Regina, va da lei per alcune sere, abbandonando Elisabetta. ma la ragazza ogni volta gli si concede come cosa inerte. Il rimorso si impossessa di Enrico che decide di raccontare ogni cosa all'avvocato Contardi. Anche Contardi ha spesso abusato delle ragazze che gli chiedevano aiuto, però, dinanzi alle parole di Enrico capisce l'entità delle violenza che lui e gli altri commettono ogni giorno nascondendole dietro le buone azioni, e si uccide. Forse è il momento di aprire gli occhi.

CRITICA

"Segreta o no, è l'antica violenza dell'uomo bianco sul negro quella che dovrebbe ribaltarsi nel film, come tema di denuncia e di processo morale [...]. Non basta la presenza fra gli sceneggiatori dello stesso Emanuelli ad evitare che il film mostri l'insufficienza, l'artificio e le stonature tanto frequenti in questo genere di trasferimenti dal libro allo schermo [...]. Moser ha diretto il film con buon mestiere, ma si è lasciato prendere la mano dalla tentazione di esasperare certe atmosfere morbose dove una presunta angoscia morale non riscatta che ben vagamente l'indulgenza a un erotismo estremamente audace". (Gian Maria Guglielmino, "Gazzetta del Popolo", 2 marzo 1963).

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