Viaggio in Inghilterra1993

SCHEDA FILM

Viaggio in Inghilterra

Anno: 1993 Durata: 131 Origine: GRAN BRETAGNA Colore: C

Genere:COMMEDIA, DRAMMATICO

Regia:-

Specifiche tecniche:SCOPE

Tratto da:tratto dal lavoro teatrale di William Nicholson che narra la vera storia d'amore tra lo scrittore Clive Staples Lewis (1898-1963) e la moglie

Produzione:RICHARD ATTENBOROUGH, BRIAN EASTMAN

Distribuzione:LIFE INTERNATIONAL (1994) - BUENA VISTA HOME ENTERTAINMENT

TRAMA

Lo scrittore e docente universitario ad Oxford, Jack S. Lewis, tiene le sue affollatissime lezioni e conferenze con grande successo e distaccata professionalità, circondato dall'ammirazione di studenti e pubblico (in particolare femminile adulto) e dalla stima dei colleghi scapoli come lui. Proprio dall'estero, a interrompere la tranquilla metodicità del suo quotidiano privato, condiviso con l'altrettanto metodico e discreto fratello Warnie, lui pure scapolo, accuditi ambedue da una massiccia e sbrigativa governante, gli arriva la richiesta di un colloquio dalla scrittrice e poetessa americana Joy Gresham. Lewis rimane colpito dalla personalità disinvolta e anticonformista della giovane donna. Quando questa gli chiede un secondo incontro insieme al giovane figlio Douglas che, lettore assiduo dei libri di Lewis per l'infanzia, desidera conoscere l'autore, lo scrittore la invita senz'altro a trascorrere col figlio nella propria abitazione il periodo natalizio. Joy si rivela conoscitrice degli scritti di Lewis, che cita con incredibile naturalezza ma arriva pure a confidargli le proprie disavventure coniugali e il proposito di trasferirsi in Inghilterra, chiedendogli per questo un aiuto rischioso: fingere un matrimonio "tecnico", che le consenta di ottenere la cittadinanza inglese e le agevolazioni che ne conseguono. Non indifferente al fascino e alla penosa situazione di Joy, dopo qualche riflessione, Lewis si presta a tale imbarazzante formalità. Solo quando Joy, presa improvvisamente da un male incurabile, viene ricoverata all'ospedale, Lewis avverte in pieno quanto sia diventata importante per lui e decide di sposarla realmente con rito religioso, all'interno dello stesso ospedale. Durante una breve tregua dell'inesorabile male, i due trascorrono un periodo di intensa e penosa intimità, che trasformerà interiormente il compassato gentleman in un uomo nuovo, aperto alle vibrazioni e alla emozioni della più schietta umanità, sensibile agli altri e ai grandi problemi della vita.

CRITICA

"Piacciono la ricostruzione dell'ambiente puritano di Oxford, impacciato dalla presenza illecita d'una yankee (dopo le prime nozze segrete, lei dice a lui: 'ci credono non sposati a fare cose depravate e invece siamo sposati e non facciamo niente'), i paesaggi agresti dell'Inghilterra rurale, i toni compressi d'un melodramma perverso che rimuove Eros e adula Tanathos, che scorge nella sofferenza ragione di piacere. Certo il batticuore non s'addice ad Attenborough, la commozione non infrange mai gli argini d'un civile turbamento, lo spettro dell'Ivory-cinema si leva qua e là, ma è pur vero che nei profondi occhi azzurri di Anthony Hopkins turbinano i soliti, viziosi luccichii e che nel portamento austero di Debra Winger si annida il calcolato professionismo dell'attrice di razza." (Fabio Bo, 'Il Messaggero', 7 novembre 1994) "Anthony Hopkins recita il personaggio magnificamente, Debra Winger è più schematica. Per il resto il film patetico e anche tedioso pare una realizzazione di routine di quella convenzione inglese che è ormai quasi un genere: vicende atroci e comportamenti impeccabili, prati verdi, le belle architetture di Oxford e i suoi interni di legno lustro, la campagna coi suoi paesaggi meravigliosi e tristi, le cerimonie scolastiche e religiose, i sardonici professori togati e gli studenti irrigiditi, sentimenti repressi e tazze di tè, bicchieri di cristallo ed esistenze disamorate, quante volte si son visti?" (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 11 novembre 1994) "Il film segue atmosfere e stati d'animo, si anima con il cambiare delle stagioni, con la pioggia, negli sguardi incerti, desolati, poi increduli e felici del protagonista, un uomo perennemente in ritardo con se stesso ma che fa in tempo a cambiar vita. tutto secondo gli schemi, come si conviene a un regista britannico che non è disponibile a cambiar poetica in omaggio alle mode, mantenendo un diaframma nella trasmissione emotiva delle passioni. Quindi una love story solo per adulti saggi, per cui si invitano le solite signore a preparare i fazzoletti, redatta nelle belle forme calligrafiche del cinema vecchio regime di gran pregio scenografico, dove nessun autore sbaglia ad alzare un sopracciglio." (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 7 novembre 1994)

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