SCHEDA FILM

Uova d'oro

Anno: 1993 Durata: 92 Origine: FRANCIA Colore: C

Genere:COMMEDIA, DRAMMATICO

Regia:-

Specifiche tecniche:SCOPE A COLORI

Tratto da:-

Produzione:LOLAFILMS/OVIDEO TV/ FILMAURO/ HUGO FILMS, FILMAURO (ROMA) - LOLA FILMS (BARCELLONA) - HOGO FILMS (PARIGI)

Distribuzione:FILMAURO (1994) - UIP (SPAGNA) - FILMAURO HOME VIDEO

TRAMA

Benito Gonzales e l'amico Miguel sono militari-carpentieri a Melilla, nel Marocco spagnolo. Dopo aver litigato con Miguel per la stessa donna, Rita, sorella del loro collega ed amico marocchino Mosca, Benito torna in Spagna, dove intende edificare un grattacielo con l'aiuto del finanziere Gil e di un ricco banchiere, cui offre la sua amante Claudia, la quale lo consiglia di sposare la figlia, Marta. Benito può così iniziare i lavori della "Torre Gonzales" e, ormai ricco, sfoggia due Rolex d'oro al polso e si diletta nel karaoke su motivi di Julio Iglesias. Dopo aver umiliato Rita che gli chiede del denaro, e Miguel, cui offre un posto di manovale, deve fronteggiare il malumore di Claudia, che mal sopporta, il ruolo di amante del banchiere. Costei infila un reggiseno in tasca a Benito per vendicarsi: Marta è sconvolta dal tradimento, ma Benito ha l'impudenza di portarle a casa Claudia. Dopo lo sconcerto iniziale, si instaura però un rapporto a tre: Marta presenta Claudia ad un cineasta e comincia a girare spot ed a simpatizzare con un muscoloso modello americano. Nel riaccompagnarli in auto, Benito ha un incidente nel quale Claudia muore e lui resta semiparalizzato. Intanto Mosca, che lo ha seguito dal Marocco ed è il suo capomastro, muore accidentalmente sul lavoro; Gil ritira il capitale ed il padre di Marta va in bancarotta. Rimessosi alquanto in salute Benito conosce in un club Ana, con la quale decide di andarsene a Miami, dove lei lo tradisce con il giardiniere, scontenta delle sue ridotte prestazioni sessuali. A malincuore Benito accetta un nuovo ménage a tre, ma è ormai l'ombra del prepotente "macho" di un tempo.

CRITICA

"Film imperfetto di Bigas Luna, con molto sesso, con un bellissimo personaggio bene interpretato da Javier Bardem che condensa e simboleggia il costume degli Anni Ottanta, analogo in Spagna e in Italia. Il protagonista Benito è un popolano seducente, vitale, disonesto, ambizioso, ignaro del cattivo gusto quanto della moralità sicuro dell'equivalenza tra testicoli ed energia, coglioni e aggressività, palle e vittoria: le uova d'oro non possono non portare al successo, virile, economico e sociale. (...) 'Uova d'oro' esprime bene anche una delle caratteristiche del suo regista: il trasporto autentico verso le cose del sesso, la capacità di raccontarle e illustrarle con partecipazione, furia, tensione, emozione." (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 19 febbraio 1994) "Ancora una storia turgida e tutta graffi erotici di Bigas Luna, dopo 'L'età di Lulù' e 'Prosciutto prosciutto'. Il carattere del macho, in una Spagna infuocata e corrotta, è disegnato a forti tinte, con empiti, con furori, con violente golosità anche sessuali, le donne attorno hanno tutte il loro segno, con caratteri ben individuati e precisi e i modi cui si affida la prima parte del dramma sono spesso convincenti: per la sveltezza aggressiva dei loro ritmi, per l'essenzialità delle loro enunciazioni ed anche per la forza visiva delle immagini che li sostengono ricorrendo a colori decisi e mal sfumati, con un gusto spiccato per i simboli. La seconda parte, invece, incespica in complicazioni narrative di effetto troppo scoperto e forse anche a causa di uno spostamento dell'azione dalla Spagna in America, perde di autenticità e di tensioni, con il rischio di sfilacciarsi anche a livello dello stile, avviato a soluzioni incerte." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 21 febbraio 1994) "Strano, ma vero. Nonostante la sessualità proclamata, il film appare affaticato, anemico, inerte. La storia, metaforicamente condotta sul doppio binario della virilità come volontà prima di potenza e poi d'impotenza, avrebbe bisogno di due uova sbattute per tirarsi su, se le uova del titolo (italiano) non alludessero ad altro. Bigas Luna cosparge il film di ovvie allusioni (grattacieli, monoliti, cactus) e di prestazioni erotiche più artificiose che provocanti." (Fabio Bo, 'Il Messaggero', 26 febbraio 1994)

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