UOMINI SENZA DONNE1996

SCHEDA FILM

UOMINI SENZA DONNE

Anno: 1996 Durata: 95 Origine: ITALIA Colore: C

Genere:COMMEDIA

Regia:-

Specifiche tecniche:PANORAMICA A COLORI

Tratto da:TRATTO DALL'OMONIMA COMMEDIA DI ANGELO LONGONI

Produzione:CECCHI GORI GROUP TIGER CINEMATOGRAFICA, THUNDER FILM

Distribuzione:WARNER BROS ITALIA - CECCHI GORI HOME VIDEO

TRAMA

Alex e Max sono due "scapoli" che dividono la stessa abitazione: Alex, copywriter pubblicitario, fa pugilato, è un dongiovanni impenitente e non esita a tradire la collega e fidanzata Paola; Max, sassofonista, trascura la sua ulcera ed è attirato sì, ma anche spaventato, dalle donne. L'incontro con la corista Anna ad una seduta di registrazione fa nascere una relazione che costei vorrebbe concretizzare in una convivenza che spaventa l'altro. Frattanto Alex, tra un'avventura e l'altra, aspetta la telefonata dell'unica donna per la quale stravede, Eleonora, che, indecisa se lasciare per lui l'uomo cui è legata, lo esaspera in modo frustrante. Il padre di Alex poi, Dante, che ha una relazione con una giovane, detta Chicca, chiede invano al figlio di fare da paciere con costei, che lo ha lasciato. Anna, pur di stringere i tempi con Max, offre il suo appartamento ad Alex e si trasferisce dal musicista, ma il rapporto degenera in breve tempo. Paola, saputo che Alex vive da solo e si è ben guardato dal dirglielo, lo lascia. Alex scopre poi, tramite un invito a cena del padre che gliela presenta, che "Chicca" non è altri che Eleonora. che gli dice di preferire un uomo anziano ad un giovane scapestrato ed insicuro. Anche Anna, esasperata dal vittimismo, dall'alcolismo e dalle ubbie di Max, lo lascia. Costui una notte telefona disperato ad Alex e lo costringe a confessare che ha avuto una storia anche con Anna e lo colpisce. Usciti a spasso per la città, e sedutisi sulle rive del Tevere, i due uomini finiscono per ridere sulle loro pene d'amore.

CRITICA

Abbiamo già detto che questo giro tondo sentimentale sulla contemporanea incapacità di amare è male orchestrato: le occasioni di risata sono scarse, i personaggi sbiaditi, soprattutto quelli femminili, e l'unica sorpresa narrativa prevedibile. Di positivo c'è l'affiatamento fra i protagonisti, il prestante Alessandro Gassman e il malinconico Gianmarco Tognazzi, in contrastante coppia come lo furono i rispettivi genitori. (La Stampa, Alessandra Levantesi,11/3/96) Il racconto esiste nei frizzi e nei lazzi dei due affiatati protagonisti, Alessandro Gassman e Gianmarco Tognazzi, che recitano con entusiasmo compiaciuto un testo macinato dalla routine di palcoscenico. In particolare il giovane Tognazzi è bravo nel rendere un certo torpore sentimentale. Intorno si agitano, ma non a nome di una generazione, signorine bella presenza mentre grottesche apparizioni sono affidate a Francesco Barilli e Riccardo Peroni. Tra i dibattiti in corso: sarà meglio Il settimo sigillo di Bergman o uno spot? Il tutto shakerato con musica giovanilistica di Sergio Cammariere. (Corriere della Sera, Maurizio Porro, 16/3/96) Uomini senza donne soffre le pene dell' "interno", ossia dell'automatico (statico, soffocato, poco mobile) passaggio dal palcoscenico al set, sindrome non infrequente nel giovane cinema italiano più goliardico. Rispetto alla commedia teatrale originale di un paio d'anni fa, portata al successo dagli stessi interpreti (e dallo stesso autore-regista, Angelo Longoni), il film perde di smalto, s'arruginisce in una certa artificiosità nell'esposizione dei sentimenti, irrigidisce l'efficacia delle gag, sbiadisce in una regia francamente fiacca che non tiene a freno l'esuberanza manierata dei due buddy-buddy, uno dei quali (Gassman) si ritrova paradossalmente a condividere l'amore per una ragazza proprio con suo padre. (Il Messaggero, Fabio Bo, 18/3/96)

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