To the Wonder2012

SCHEDA FILM

To the Wonder

Anno: 2012 Durata: 112 Origine: USA Colore: C

Genere:DRAMMATICO, ROMANTICO

Regia:Terrence Malick

Specifiche tecniche:RED ONE CAMERA (MX SENSOR), REDCODE RAW

Tratto da:-

Produzione:REDBUD PICTURES

Distribuzione:RAI CINEMA/01 DISTRIBUTION (2013)

ATTORI

Ben Affleck nel ruolo di Neil
Jessica Chastain
Olga Kurylenko nel ruolo di Marina
Rachel McAdams nel ruolo di Jane
Rachel Weisz nel ruolo di Dinah
Javier Bardem nel ruolo di Padre Quintana
Michael Sheen
Tatiana Chiline nel ruolo di Tatiana
Romina Mondello nel ruolo di Anna
Tony O'Gans nel ruolo di Sexton
Amanda Peet
Charles Baker nel ruolo di Falegname
Barry Pepper nel ruolo di Padre Barry
Marshall Bell nel ruolo di Bob
Will Wallace nel ruolo di Hunter
Bill Vint nel ruolo di Vescovo
Jett Anderson nel ruolo di Brad
Anthony Little nel ruolo di Archie
 

SCENEGGIATORE

Malick, Terrence
 
 

SCENOGRAFIA

Fisk, Jack
 

COSTUMISTA

West, Jacqueline

TRAMA

Il giovane amore tra l'americano Neil e l'ucraina Marina non poteva sbocciare con una cornice migliore: la così definita 'Meraviglia dell'Occidente', Mont St. Michel. Ci sono tutte le premesse perché questo amore duri per sempre. In effetti, dopo due anni, vanno a vivere in Oklahoma, vicino al paese natale di Neil, e qui la vita sembra scorrere tranquilla. Tuttavia, nell'animo dei due qualcosa si spezza. In maniere differenti, entrambi avvertono che il loro rapporto non li appaga più e quella passione travolgente che li aveva così tanto avvicinati, ora sta lasciando spazio a una distanza incolmabile. Marina cerca conforto in un prete cattolico, Quintana, che si rivela altrettanto in preda a una crisi spirituale; mentre Neil vede riaffacciarsi all'orizzonte lo spettro di una vecchia fiamma, Jane. Qual è allora la scelta da fare: seguire una nuova passione incipiente, 'naturale e semplice' o accettare che un amore possa mutare anche come non si vorrebbe?

CRITICA

"L'assoluto naturale ha preso la mano di Malick che replica la fenomenologia d'un amore perduto e non ritrovato nel trasloco dalla Francia in Usa. L'albero della vita è ancora spoglio, l'occhio del regista si muove torrentizio e lirico fino a raggiungere alla Bergman il prete della porta accanto (Bardem). Melodramma con un grande cuore che rischia spesso il manierismo. Con la Kurylenko uno stupito Ben Affleck." (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 4 luglio 2013) "Fitto intreccio, tra i seguenti elementi: l'amore tra uomo e donna; fede religiosa; presenza potenza e protagonismo della natura e dell'ambiente ma molto più quello naturale di quello sociale (luce, vento, acqua, cielo, terra, animali bradi, spazio); senso del piacere e dell'abbandono al piacere, del dolore e del dovere, della vita. Attraverso un violento confronto-contrasto tra Europa (Parigi, Bretagna delle maree e della fine della Terra) e America (sconfinati non luoghi e distese extra metropolitane, bellezza e purezza ma anche e molto bruttezza e inquinamento). Durata insolitamente contenuta (meno di due ore). Ricorso alla parola superiore ai suoi standard, sia pur secondo modalità più indirette (voci interiori, divagazioni monologanti) che dirette (dialoghi). Il coprotagonista Ben Affleck non apre bocca dall'inizio alla fine o comunque non lo udiamo. (...) Resta perfettamente vero che quello di Malick è un cinema le cui parole-chiave sono fantasia, pensiero e immagini. E continuiamo a rispettare, data la forza delle suggestioni che ci ha regalate, il fatto che quella di comunicare non è la sua preoccupazione primaria. Ma è difficile negare la sensazione di una tendenza al ribasso ripetitivo. E anche quella che l'eccellenza enigmatica del suo prestigio dovesse molto alla rarità delle sue esternazioni." (Paolo D'Agostini, 'La Repubblica', 4 luglio 2013) "Per alcuni è un capolavoro, per altri (noi inclusi) è un film poco riuscito. Non che il texano Terrence Malick abbia rinnegato se stesso: anzi, in un susseguirsi di immagini di volti, corpi, fiori, cieli, alberi, accompagnate da una musica altisonante e pensose riflessioni fuori campo, 'To the Wonder' porta inconfondibile la sua firma di poeta del cinema. Il problema è che in 'The Tree of Life' la componente lirica era giocata su un nucleo forte: la rievocazione di un passato infantile dominato da due genitori incarnati da Pitt e Chastain con vibrante emozionalità; mentre in 'To the Wonder' appare un esercizio estetizzante intorno a una scatola vuota. Ovvero l'insulsa storia fra il monocorde Ben Affleck e l'inespressiva Olga Kurylenko, che ovunque sia, da Parigi alle pianure dell'Oklahoma, è tutta un sognante saltellare. Nessuno stupore che lui approfitti del ritorno in Francia di lei per invaghirsi di Rachel McAdams, mentre il contraltare a questo problematico amor profano è l'amor sacro che il sacerdote in crisi Javier Bardem aspira a ritrovare. Al solito, il disegno di Malick è quello di incidere l'effimero paesaggio umano di metafisico spessore, ma stavolta la poeticheria ha avuto il sopravvento sulla poesia." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 4 luglio 2013) "Terrence Malick non è più quello de 'La sottile linea rossa' e neanche quello, agli inizi, de 'La rabbia giovane' e de 'I giorni del cielo'. Film lodati e premiati, come di recente 'The Tree of Life', Palma d'oro a un Festival di Cannes. A parte però il fatto che, nonostante il prestigioso riconoscimento, quel film non mi aveva persuaso del tutto, il seguente, 'To the Wonder', che esce adesso a Roma, l'estate scorsa non aveva ottenuto molti consensi neanche quando venne presentato alla Mostra di Venezia. E a ragione perché con un susseguirsi di immagini così decisamente ricercate da rasentare il calligrafico, si fa accettare solo in minima parte e grazie soprattutto a un suo episodio quasi marginale. (...) Ben Affleck è il protagonista ma quasi non esiste, né come personaggio né come interprete. Le due donne che ama (molto male, nonostante le tantissime effusioni) sono Olga Kurylenko e Rachel McAdams, così poco incisive, però, che si fanno spesso scambiare l'una con l'altra. Da apprezzare invece Xavier Bardem, il sacerdote in crisi che, pur pensando di non amare più come vorrebbe, resta fedele con coraggio alla sua missione." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo Roma', 4 luglio 2013) "Va bene che è il weekend del 4 luglio, cruciale nel mercato americano (assai meno nel nostro), ma perché 'To the Wonder' deve uscire nei cinema italiani quasi un anno dopo la partecipazione in concorso a Venezia, sfidando l'afa e la formidabile concorrenza di un blockbuster annunciato come 'Lone Ranger'? La risposta è duplice, e doppiamente facile. Nessuno capisce più nulla delle logiche che presiedono alla distribuzione, e solo le uscite ormai «globali» dei kolossal americani seguono dei percorsi comprensibili; per altro, alla 01 pensano evidentemente che 'To the Wonder' non possa incassare manco mezzo euro, e francamente è difficile dar loro torto. Terrence Malick non è regista da grandi incassi nemmeno quando fa capolavori, figurarsi quando - per la prima volta in carriera - «toppa» un film in modo clamoroso. 'To the Wonder' è il suo sesto lungometraggio in 40 anni (...) ed è il primo decisamente sbagliato. Prima o poi, doveva capitare. 'To the Wonder' sembra realizzato con gli scarti di montaggio di 'The Tree of Life', il precedente film vincitore a Cannes nel 2011: gli somiglia molto, ma racconta una storia (storia?) assai meno interessante e non ha nemmeno un millesimo della forza visionaria ed evocativa del capostipite. (...) Dialoghi quasi assenti, estenuanti voci off recitate con intonazione sacrale: più che un film, sembra l'interminabile trailer di un film che deve ancora iniziare. I siti specializzati attribuiscono a Malick ben tre nuovi titoli già girati e in fase di post-produzione (a quasi 70 anni è diventato improvvisamente prolifico): saranno tutti, per forza di cosa, migliori di questo." (Alberto Crespi, 'L'Unità', 4 luglio 2013) "Delude 'To the Wonder' di Terrence Malick che con il suo stile lirico e metaforico mette in scena la solitudine un coppia che ha perso l'amore e di un prete che ha smarrito la fede, senza raggiungere le vette del suo film precedente, 'The Tree of Life'." (Alessandra De Luca, 'Avvenire', 4 luglio 2013) "Ebbene, il cinema di Terrence Malick è umano, troppo umano: dopo l'arbusto spacciato per 'The Tree of Life', inusitata Palma d'Oro a Cannes 2011, ecco il bonsai 'To the Wonder', che di meraviglioso ha ben poco. Un passo a due di melenso stilnovo, con voci over rubate ai peggiori Harmony, ospitate inconsulte (Romina 'sono l'esperimento di me stessa' Mondello) e la svenevolezza a naso insù spacciata per filosofia. Dopo 5 film in 38 anni, Malick ha scoperto la prolificità: uno-due in un paio d'anni, ma al tappeto va lui. Buono, 'To the Wonder', solo per ribadire l'importanza del maggese e, temiamo, la volatilità della creatività..." (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 4 luglio 2013) "Spiacerà e molto, a chi, come noi, onora da 30 anni il culto di Terrence Malick che in sei lustri aveva fatto solo quattro film ma tutti da 4 stellette (da 'La rabbia giovane' a 'The Tree of Life'). Il successo inaspettato di 'The Tree of Life' ha fatto di Malick una «hot property». Per la prima volta è stato costretto a fare un film invece di piangere in ginocchio per poterlo fare. La costrizione non gli ha giovato. La trama è messa insieme con amarcord della sua personale vita sentimentale (non proprio straordinaria). Ne è venuto fuori un melodrammino sentimentale da 6 e mezzo di voto, dove Ben Affleck torna a fare la patata lessa di qualche anno fa." (Giorgio Carbone, 'Libero', 4 luglio 2013) "Se soffrite di insonnia, questo è il film giusto per risolvere il problema, anche se il rischio di cadere in depressione è alto. Due ore di sermoni del recidivo cine-guru Malick sul tema della anaffettività, sia negli affari di cuore che in quelli di fede. Affleck recita per tutto il film con espressione inebetita; non si è ripreso dalla lettura del copione." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 4 luglio 2013)

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