SCHEDA FILM

Una vita indipendente

Anno: 1991 Durata: 97 Origine: URSS Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:Vitali Kanevski

Specifiche tecniche:PANORAMICA

Tratto da:-

Produzione:PHILIPPE GODEAU, VITALI KANEVSKI, PATRICK GODEAU PER DAR, PXP PRODUCTIONS, LA SEPT CINÉMA, MK2 PRODUCTIONS, ALICÉLÉO, POLYGRAM FILMED ENTERTAINMENT, CANAL+

Distribuzione:MIKADO FILM (1993)

ATTORI

Pavel Nazarov nel ruolo di Valerka
Dinara Droukarova nel ruolo di Valka
Toshiro Vatanabe nel ruolo di Yamamoto
Yelena Popova nel ruolo di Madre di Valerka
Liana Jvania nel ruolo di Sofia Arkadievna
Alena Antonova
K. Boulytcheva
L. Dorotenko
M. Alexandrov
 

SOGGETTO

Kanevski, Vitali
 

SCENEGGIATORE

Kanevski, Vitali
 

MUSICHE

Rytchkov, Boris
 

MONTAGGIO

Gagarina, Yelena
 

SCENOGRAFIA

 

TRAMA

Valerka, il protagonista di "Sta' fermo, muori e resuscita", ha ormai quindici anni, ma per lui la vita a Sutchan, città-prigione dell'Estremo Oriente sovietico, è sempre la stessa: spietata e difficile. Il ragazzo vive rari momenti di tenerezza con il suo primo amore Valka, sorella di Galìa, l'amichetta complice dell'infanzia uccisa dai banditi alla fine del primo film. Bocciato ingiustamente alla scuola professionale, consapevole di aver in parte distrutto la vita di sua madre, Valerka parte per il Grande Nord, verso l'estuario del fiume Amour, alla ricerca di una vita indipendente. Viaggio iniziatico che lo porta poi a Nikolaievsk-sur-l'Amour, dove crede che viva una vecchia zia, che non ha mai conosciuto, e dove trova lavoro presso un cantiere navale. Un giorno, all'improvviso, arriva Valka, amareggiata dal suo silenzio. La ragazza si rende subito conto di quanto sia cambiato Valerka e, disperata ma lucida, lo lascia alla sua nuova vita.

CRITICA

"Il regista dà un rilievo icastico agli aspetti più bestiali e raccapriccianti di quei luoghi maledetti e di quei tempi maledetti, senza risparmio di dettagli efferati e di particolari scabrosi dal quale fin il candore di Valka e il resto dell'umanità istintiva di Valerka stentano ad affiorare. Un materialismo esasperato e dispotico altro non può produrre che mostri. Il film vi insiste con sarcasmo feroce, tracimando nella scenografia contorta e perennemente fosca, come nelle descrizioni di momenti di una atrocità ai limiti della sopportazione, nel linguaggio sfrenato, nella recitazione convulsa di molti personaggi di contorno, non meno del liquame dei servizi igienici della squallida Sutchan." ('Segnalazioni cinematografiche', vol. 116, 1993)

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