SCHEDA FILM

Ultracorpi - L'invasione continua

Anno: 1993 Durata: 88 Origine: USA Colore: C

Genere:FANTASCIENZA, HORROR

Regia:-

Specifiche tecniche:SCOPE

Tratto da:romanzo "The Body Snatchers" di Jack Finney

Produzione:ROBERT H. SOLO

Distribuzione:WARNER BROS ITALIA (1993) - WARNER HOME VIDEO

TRAMA

Steve Malone, un tecnico dell'Ente per la protezione ambientale, è inviato in missione a Fort Daly (Selma, Alabama) per studiare la situazione igienico sanitaria in una zona di rifiuti. Viene fatto installare dal generale Platt - che comanda la base militare in sito - in una delle villette del grande recinto, insieme alla moglie Carol, al piccolo Andy ed alla sedicenne Marti, figlia avuta dal precedente matrimonio. Dalle prime analisi, Malone si rende conto che quei residui sono di alto potenziale tossico. In realtà a Fort Daly, zona isolata in una grande pianura, sono scesi e continuano ad arrivare moltissimi alieni, racchiusi in grossi baccelli o bozzoli negli acquitrini. E' da quei contenitori che poi escono filamenti tentacolari i quali assalgono le persone nel sonno, le avvinghiano e le prosciugano. Il posto delle vittime, di cui rimane un miserevole guscio, è preso da un sosia (dagli occhi vitrei e lento nei movimenti), salvo furori improvvisi e grida agghiaccianti. Uno dopo l'altro sono invasi, catturati e mutati in silenziosi automi la matrigna di Marti, il fratellastro e lo stesso Steve Malone. Marti, ragazza di per sè irrequieta, è salvata da Tim Young, un giovane militare, mentre Jenn, una coetanea che si era fatta amica, cade anch'essa preda dei vermi maledetti, dai quali è stato trasformato lo stesso Platt suo padre. La paura è costante e giustificata, il sonno un rischio permanente e la lotta dura. Tim, pilota d'elicottero, riesce combattendo contro l'orrore, i camerati ed il tempo, a portare in salvo dal contagio la ragazza, non senza che questa abbia dovuto, piangendo, buttar giù nel vuoto il piccolo Andy, che era stato il primo della famiglia ad avere incubi notturni.

CRITICA

"Se il film di Siegel venne colto all'epoca come una spregiudicata allegoria del maccartismo che contaminava le coscienze americane, Ferrara affronta in una chiave tra favola e metafora un mutamento ancora più radicale. Magistralmente fotografato da Bojan Bazelli che sa giocare a rimpiattino con le tenebre, scandito sui tempi secchi di un'ora e mezzo e sempre più soffocato nella stretta dell'esercito degli zombi, il film è una danza macabra degna di diventare un pezzo d'obbligo nella cineteca del fantastico. Valorizzato da una personale che gli dedicò Gian Piero Brunetta al Mystfest di Cattolica il talentosissimo Ferrara trascorre in 'Ultracorpi' dall'abituale melodramma urbano alla fantasmagoria apocalittica, strizzando l'occhio alle trasformazioni dei vari 'Jekylll', e a 'La notte dei morti viventi': e collocando i nuovi mostri in una cornice militaristica inquietante." (Tullio Kezich, 'Il Corriere della Sera', 20 agosto 1993) "La pellicola di Ferrara nasconde tra le mentite spoglie della classica science fiction un duro, elegante, radicale apologo sui pericoli dell'omologazione e sul prosciugarsi dei sentimenti come sensato motore delle azioni umane. Nulla cambia, tutto cambia rispetto all'originale. Enormi spore sono piovute dagli spazi profondi in un campo militare (e non semplicemente in una insignificante città di provincia) e minacciano, durante il sonno, l'integrità psicofisica degli individui." (Fabio Bo, 'Il Messaggero', 22 agosto 1993) "E' molto riuscita la prima parte del film, che procede per segnali allarmanti, con la figlia adolescente del chimico (è Gabrielle Anwar, la ragazza che balla il tango con Al Pacino in 'Scent of a Woman') irretita in un clima di contagio al quale è impossibile sfuggire. Poi la gran cassa degli effetti speciali sospinge 'Ultracorpi - L'invasione continua' verso lidi più risaputi, a base di liquidi ributtanti, fughe notturne e controfinali sarcastici. Ma l'urlo disumano e inquisitorio che insegue i pochi umani rimasti, ogni volta che sono riconosciuti dalla collettività impazzita, è una bella invenzione di cinema: un aggiornamento del dalli all'autore, in linea con quell'elogio della diversità che Abel Ferrara rivendica orgogliosamente al proprio cinema sin dai tempi di 'L'angelo della vendetta'." (Michele Anselmi, 'L'Unità', 21 agosto 1993)

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