TUTTO O NIENTE2002

SCHEDA FILM

TUTTO O NIENTE

Anno: 2002 Durata: 128 Origine: FRANCIA Colore: C

Genere:COMMEDIA, DRAMMATICO

Regia:-

Specifiche tecniche:-

Tratto da:-

Produzione:LES FILMS ALAIN SARDE - STUDIO CANAL - THIN MAN FILMS - CLOUD NINE FILMS LTD.

Distribuzione:LUCKY RED (2003)

TRAMA

L'amore di Penny per Phil, il suo compagno, si è impoverito. Lui è un gentile e filosofeggiante tassista, mentre lei è un'addetta alla sorveglianza al supermarket. La loro figlia Rachel fa le pulizie in una casa per anziani, mentre il figlio Rory è disoccupato e aggressivo. La gioia è ormai andata via dalle vite di Phil e Penny, ma quando Rory si ammala e deve essere ricoverato in ospedale, i due si ritrovano e riscoprono il loro amore.

CRITICA

"Se Leigh rappresenta bene il modo in cui l'esistere quotidiano umilia e spegne la vitalità degli individui, nel suo nuovo film si sente la mancanza dell'ironia che distingueva 'Segreti e bugie', l'impostazione è marcatamente teatrale; il commento musicale invita con insistenza al compianto e alla malinconia. Non c'è alcun dubbio, però, che occorra talento per farci partecipare alle vicende di personaggi così realisticamente imperfetti nel corpo e nell'anima. E' modo di fare cinema europeo, di resistere alla pervasiva estetica hollywoodiana di cui il regista è un esponente irriducibile assieme a una piccola pattuglia di colleghi: Guédiguian e Ken Loach". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 18 maggio 2002) "L'Inghilterra di Blair? Come quella della Thatcher. Ingiustizie sociali spaventose. Infelicità croniche. Famiglie a pezzi. Specie nelle classi basse. Ce lo dice Mike Leigh con 'Tutto o niente', tragicommedia corale quasi tutta ambientata in un popoloso palazzone-dormitorio e diretta con lo stile survoltato e bizzarro tipico del grande regista di 'Naked' e 'Segreti e bugie'. Silenzi impenetrabili, figli ottusi e violenti, sesso-passepartout, obesità. E un quasi-miracolo finale. Peccato che anche Leigh a tratti sembri rifare se stesso". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 9 maggio 2003) "Per quanto possano essere disperate le situazioni che Loach rappresenta, al suo confronto Leigh appare più aspro, nonché molto più disposto a sovvertire i codici rappresentativi cui lo spettatore è abituato. Non c'è posto, nel suo nuovo film, per l'ironia che distingueva 'Segreti e bugie'; la storia di Phil e Penny è un racconto morale, duro, febbricitante, ai limiti della crudeltà. E tuttavia la capacità di provare comprensione e solidarietà non latitano di certo dalle sequenze di 'Tutto o niente'. All'opposto. Basta pensare all'intensità con cui, tra una miriade di film popolati di tipi umani belli, superdotati e pieni di fascino, riesce a farci partecipare alle vicende di personaggi così realisticamente imperfetti nel corpo e nell'anima". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 10 maggio 2003) "Come campano male i proletari inglesi in 'Tutto o niente' di Mike Leigh (??) Doloroso e plumbeo, il film ti fa mettere piede nell'esistenza dei miseri; gli interpreti, uno più bravo dell'altro, più che recitare sembrano vivere. Tutto cambia con la crisi cardiaca che colpisce il ragazzo, il ricovero all'ospedale, madre e sorella accorse subito e il padre che non si trova. Proprio quel giorno è stato sopraffatto dall'amarezza, ha spento i telefoni ed è andato al mare. Intorno al letto del malato la famiglia si ricompone. Fin qui il film sfiora la perfezione, ma purtroppo seguono altri venti minuti di spiegazioni inutili". (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 10 maggio 2003) "Dopo la Londra vittoriana di Gilbert & Sullivan ('Topsy Turvy'), Mike Leigh è tornato con 'Tutto o niente' ad affrontare povertà, incomprensioni familiari e squallore urbano, eleggendo uno spettrale condominio di South London a teatro di un film corale recitato da un solido cast. (...) Chi ama e conosce Mike Leigh non potrà non considerare 'Tutto o niente' un minore se paragonato a 'Belle speranze', 'Dolce è la vita' e 'Naked'. Chi si è avvicinato al suo cinema solo dal premiato 'Segreti e bugi', si innamorerà di storia e personaggi. Timothy Spall è meraviglioso. Qualcuno, prima o poi, dovrà rendere omaggio a questo corpulento ex caratterista". (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 23 maggio 2003) "Mike Leigh ha sempre cercato di cogliere quella verità di comportamenti che spesso il cinema trascura a favore di momenti più superficialmente drammatici. Non ci sono più 'giustificazioni' sociali o politiche, la rabbia che pure si respira sembra indirizzarsi contro chi la esprime, simbolo estremo di un'insoddisfazione che tocca livelli 'metafisici'. In questo modo Leigh toglie allo spettatore ogni possibile via d'uscita. Non si può dare la colpa alla società, al partito, al sindacato

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