Tutti contro tutti2012

SCHEDA FILM

Tutti contro tutti

Anno: 2012 Durata: 90 Origine: ITALIA Colore: C

Genere:COMMEDIA, DRAMMATICO

Regia:Rolando Ravello

Specifiche tecniche:-

Tratto da:dallo spettacolo teatrale "Agostino" di Massimiliano Bruno

Produzione:DOMENICO PROCACCI PER FANDANGO IN COLLABORAZIONE CON WARNER BROS. ENTERTAINMENT ITALIA

Distribuzione:WARNER BROS. PICTURES ITALIA (2013)

ATTORI

Rolando Ravello nel ruolo di Agostino
Kasia Smutniak nel ruolo di Anna
Marco Giallini nel ruolo di Sergio
Stefano Altieri nel ruolo di Nonno Rocco
Raffaele Iorio nel ruolo di Lorenzo
Agnese Ghinassi nel ruolo di Erica
Lidia Vitale nel ruolo di Romana
Flavio Bonacci nel ruolo di Viperetta
Antonio Gerardi nel ruolo di Antonio Macchiusi
Hedy Krissane nel ruolo di Ahmed
Zahira Berrezouga nel ruolo di Amina
Luca Lombardi nel ruolo di Silvio
Mario Bovenzi nel ruolo di Andrea Macchiusi
Lorenza Indovina nel ruolo di Maestra
Valentina Sperlì nel ruolo di Sig.ra Magistri
Ivano De Matteo nel ruolo di Mazzetti
Paolo Sassanelli nel ruolo di Tonino Rizzuti
Richard Seremes nel ruolo di Padre Velucchi
Raffaele Vannoli nel ruolo di Perdigiorno
Giorgio Caputo nel ruolo di Perdigiorno
Riccardo De Filippis nel ruolo di Perdigiorno
Massimiliano Bruno nel ruolo di Ispettore di Polizia
Emanuela Muni nel ruolo di Sig.ra Zanardelli
Juana Jiménez nel ruolo di Malù
 

MONTAGGIO

Benevento, Clelio
 

SCENOGRAFIA

Vannucci, Alessandro
 

COSTUMISTA

Mishra, Sonu

TRAMA

Agostino è un operaio che vive nella periferia di Roma. In un giorno di festa, per la Prima Comunione del figlio, tornando a casa insieme alla moglie Anna, al caustico Nonno Rocco, ai due figli Erica e Lorenzo, ai cognati Sergio e Romana e ai loro figli Rossana e Luca, Agostino scopre che il suo appartamento è stato occupato. Inizia così la sua personale battaglia per il diritto alla casa occupando, a sua volta, il pianerottolo della sua ex abitazione...

CRITICA

"Non si può dire che sia un film perfetto ma c'è qualcosa di autenticamente struggente in 'Tutti contro tutti'. Che è anche la prima regia dell'attore Rolando Ravello, che conosciamo come presenza ricorrente in tutti gli ultimi film di Ettore Scola, da 'Romanzo di un giovane povero' a 'La cena', da 'Concorrenza sleale' a 'Gente di Roma'; e che conosciamo come interprete di una miniserie televisiva dedicata alla figura di Pantani, e abbiamo ritrovato nel 'Paese delle spose infelici' di Mezzapesa e in 'Diaz' di Vicari. Questo suo debutto ha una storia. Ispirato alla cronaca, c'è stato all'inizio un testo teatrale (di Massimiliano Bruno, ora sceneggiatore del film e anche presente in un ruolo di poliziotto dall'aria poco raccomandabile) messo in scena da Lorenzo Gioielli e intitolato 'Agostino' come il nome del personaggio interpretato da Ravello stesso (che però in teatro interpretava da solo anche tutti gli altri personaggi). E poi Ravello ha realizzato il documentario 'Via Volonté' n. 9, ancora sugli stessi temi. (...) C'è qualcosa di struggente nel rivisitare a più di sei decenni di distanza 'Totò cerca casa' e la lettura post-neorealista della crisi degli alloggi. Anche perché il film, non del tutto compatto e sicuro di sé nella scelta dello stile e dell'atmosfera, usa il pur presente modello della commedia e della comicità con parsimonia, e anzi quando questo avvicinandosi al finale diventa prevalente ciò avviene in modo un po' forzato e volontaristico. Insomma il panorama è piuttosto desolante, e il film sembra dire: vorremmo farvi ridere e divertire, ce la mettiamo tutta, ma c'è poco da ridere. Viviamo, e specialmente chi è più immerso nel disagio sociale vive in una condizione di trincea nella quale sono andate del tutto perse le regole dell'aiutarsi e dell'unione fa la forza. Ognuno per sé e contro tutti gli altri. Ravello si fa interprete e portavoce di una leva quarantenne di attori-autori romani (Giallini e Bruno, qui presenti, Mastandrea) che si riferiscono ai canoni della nostra commedia cinematografica con una sensibilità nuova. Forse senza essere ancora riusciti a esprimerne il superamento creativo, anzi senz'altro no, ma anche senza subirne il modello in uno stato di soggezione." (Paolo D'Agostini, 'La Repubblica', 28 febbraio 2013) "Prendere Spunto dalla realtà. La lezione è sempre la stessa. Così nel film, interpretato e diretto da Rolando Ravello alla sua opera prima, che uscendo oggi, avrebbe dovuto essere la prima commedia postelettorale di un'Italia deberlusconizzata (...) e di una Roma zingarelliana (...), la trama è presa di peso dalla recente realtà romana. (...) Titoli anni 70 come 'L'imbranato', 'Sfrattato cerca casa equo canone', sfruttavano la cronaca romana del tempo per raccontare storie di sfiga cittadina ben volgibili in chiave comica. (...)trionfo di un vecchio attore dl teatro, Stefano Alberi, da trent'anni in compagnia con Attilio Corsini, pochissimo visto al cinema ('Vado a vivere da solo') che, nel ruolo del nonno della famigliola sfrattata, ruba la scena con una serie di battute coatte di serie A. Se questo da un lato stona all'interno dell'ideologia Fandango, da un altro inietta un po' d'energia comicarola in situazioni che altrimenti sarebbero rimaste frullate nel mix di realismo sfigato Fandango e nel tono snobino di un cinema un po' pariolo. Il non bellissimo Ravello e la bellissima Kasia Smutniak sono i padroni di casa che si ritrovano a vivere nel pianerottolo per cercare di convincere i terribili invasori pugliesi, cioè un Paolo Sassanelli dai gusti sessuali un po' deviati, a liberare la loro casa. Marco Giallini, nel solito magistrale numero di romano indolente e molto figlio di mignotta, è un cognato non così limpido che prima li ospita nella sua casetta di 40 metri quadrati assieme alla moglie, Lidia Vitale, poi li spinge a occupare il pianerottolo. Bravissimi tutti i caratteristi romani e non coinvolti da Ravello a far da coro nella tragedia zavattiniana. Dal notevole Antonio Gerardi come boss napoletano, da Lorenza Indovina, maestrina buona a Ivano De Matteo come confusissimo attivista occuparolo. Il faccione romano del nonno di Alfieri domina la parte comica a metà tra Bombolo e Riccardo Billi. Su tutta l'operazione rimane il dubbio di una commedia alla ricerca di una propria identità che è più facile trovare a teatro che al cinema, ma l'idea di realismo comico popolare di Max Bruno è qui più controllato che in 'Viva l'Italia', forse perché la storia è più circoscritta e Paolo Carnera, esattamente come in 'Il principe abusivo' di Alessandro Siani, riesce a stendere un'immagine che spesso supplisce alle carenze dei registi più o meno abusivi o alle prime armi. Musica di Alessandro Mannarino." (Marco Giusti, 'Il Manifesto', 28 febbraio 2013) "Già messo in scena a teatro (con il titolo 'Agostino') dallo stesso Ravello in collaborazione con Massimiliano Bruno, 'Tutti contro tutti' è centrato sul drammatico problema del diritto alla casa, per nulla garantito in un paese dove i costi dell'affitto (non parliamo dell'acquisto) risultano proibitivi per molti. (...) La commedia tocca il nevralgico nodo sociale con garbato umorismo e sguardo affettuoso verso il suo piccolo mondo antico di personaggi dal cuore buono messi in affanno dal degrado crescente, ma regia e scrittura non sono abbastanza robusti." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 28 febbraio 2013) "Esordio alla regia del poliedrico attore, 'Tutti contro tutti' può identificarsi nel genere 'squatter comedy', illuminando con leggerezza fiabesca uno dei problemi che gravano sull'universo delle abitazioni popolari, i cui veri proprietari spesso si perdono nella giungla di un'assodata illegalità. Il messaggio del film è netto, i suoi toni sono lievi, i personaggi teneri e comici." (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 28 febbraio 2013) "Divertente, paradossale commedia del deb Rolando Ravello, che dirige se stesso, per raccontare un problema già vecchio ai tempi di 'Totò cerca casa' (1949). Si ride amaro." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 28 febbraio 2013) "Piacerà a coloro che imprevedibilmente si troveranno di fronte una commedia all'italiana spigliata e pungente come quelle di una volta. Ravello (l'attore di 'Pantani') all'esordio nella regia dimostra d'aver imparato la prima regola dei maestri: un dramma si racconta meglio facendo ridere." (Giorgio Carbone, 'Libero', 28 febbraio 2013)

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