SCHEDA FILM

TUTTA COLPA DELLA SIP

Anno: 1988 Durata: 91 Origine: ITALIA Colore: C

Genere:COMICO

Regia:-

Specifiche tecniche:PANORAMICA A COLORI

Tratto da:-

Produzione:ENTERPRISE FILM, RAI UNO

Distribuzione:IST LUCE ITAL NOLEGGIO CINEMATOGRAFICO - DELTAVIDEO

TRAMA

Luca, giovanotto disoccupato e molto sognatore, vive a Roma dando una mano alla sua vecchia zia Ines, che gestisce una edicola di giornali a Campo dei Fiori. Accanto all'edicola è installato un telefono a gettoni e frequentemente, per un errore sull'elenco del telefono è là che chiamano l'agenzia di investigatori Babington con grande stizza di Ines. Luca, lettore accanito di libri gialli, risponde ad una chiamata telefonica e si spaccia per l'agente Buldok. Ora è implicato in pieno: Lamberti, un industriale bisognoso di soldi - lo ingaggia per sorvegliare la seducente consorte Lilli, la quale si deve recare a Marina di Massa presso lo zio di lui, un anziano e ricchissimo conte. Quello che il giovanotto non sa, è che i due coniugi sono completamente d'accordo per eliminare il vecchio conte e averne l'eredità, mentre Luca dovrà essere per loro un alibi. Lo zio tuttavia non beve il veleno preparatogli da Lilli, mentre cade sulla scala della villa inciampando su Luca (terrorizzato). Il piano va all'aria e Lamberti telefona arrabbiatissimo alla Babington per far licenziare lo sprovveduto agente, ma all'agenzia nessuno sa nulla, né esiste alcun Buldok. Lo zio ricompare più vispo che mai e dà una festa al suo castello: i due coniugi decidono di incastrare Luca, facendo carico a lui dell'assassinio del loro parente. Ma non ci sarà né delitto, né capro espiatorio: il conte (che aveva fiutato la malafede dei suoi congiunti ha architettato insieme con Luca una finta morte e così Lamberti e la moglie vengono smascherati. Lautamente ricompensato Luca compra l'edicola gestita dalla zia e sposa Claudia, la sua ragazza, negli ultimi tempi un po' trascurata e ingelosita (piombata al castello anche lei in motoretta con la vecchia Ines sul sellino), per dedicarsi finalmente alla scrittura di un libro giallo, con tutte le avventure capitategli.

CRITICA

"Con uno spunto dettato dal sacrosanto sdegno dei cittadini nei confronti della Sip, che vanta il suo sviluppo tecnologico e poi offre un servizio insoddisfacente il film ha una trama arruffata, quale forse si crede convenisse a una parodia in cui confluiscono il poliziesco, il giallo-rosa, la commedia di costume, e tanti echi del cinema sui giovani con la testa fra le nuvole. La musa del Disguido, che sovrintende al soggetto e allo stile e butta spesso le cose in farsa, con le debite accelerazioni da comica, nella parola e nel gesto, a cui lo spettatore ha diritto. La romanesca Elena Fabrizi, monotona macchietta veste i panni larghi della zia: Ana Obregon è, se non altro, di bella presenza; Patrizia Della Chiesa è la simpatica fidanzatina. C'è anche, ahimè, un bravo attore, Vittorio Caprioli... E due canzoni di Paolo Conte." (Giovanni Grazzini, 'Il Corriere della Sera', 30 Giugno 1988) "Con la verve di Sofia Scandurra e la fertilità d'invenzioni di Bullo si poteva approdare ad uno scherzo metà nero metà rosa di qualche interesse. Nonostante, insisto, la difficoltà, per il nostro cinema, di far sorridere nello stesso momento in cui si tenta di suscitare un po' di suspense. Niente, invece. Intanto per gli schemi esigui e quasi improvvisati su cui si costruisce la vicenda, poi per quei personaggi così scoperti e elementari da non riuscire quasi mai ad attribuir loro una logica ed un senso, costretti come sono, oltre a tutto, ad esprimersi con un eloquio o stantio o quasi scurrile, che sembra calcare le orme più modeste dei più modesti avanspettacoli. Avrei da ridire in molti punti, anche delle tecniche e di quei tentativi di piegare le voci degli interpreti (autentiche o ridoppiate non saprei) ad un piccolo carnevale di alti e bassi, nella speranza di accentare gli echi della caricatura. Con effetti però quasi sempre stonati. Fra gli interpreti, lo stesso Bullo, meno espressivo che in 'Barcamenandoci', Ana Obregon, prodiga di tutte le sue grazie, e Vittorio Caprioli, il parente che si vuole uccidere. Nei suoi confronti confesso di essermi sentito un po' a disagio. Un film così proprio non lo meritava. (Neanche Bullo, del resto. Che aspetto a prove migliori.)." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 7 Giugno 1988) "Bullo giura di aver fatto un film popolare con qualche ambizione d'autore; non serve contraddirlo, ma certo, montando Tutta colpa della Sip deve essersi accorto che qualcosa non funzionava. Battute fiacche, sincrono inesistente, un doppiaggio sopra le righe che cerca ansiosamente l'effetto buffo: se il modello era il Danny Kaye di 'Sogni proibiti', meglio studiare ancora un po'; se invece era Woody Allen (un Allen capitolino con inevitabile strascico freudiano) allora non ci siamo proprio. Dispiace un po' vedere coinvolto nella faccenda un valoroso attore come Caprioli, ma se l'è voluto: anche per amicizia, certe cose non si fanno." (Michele Anselmi, 'L'Unità', 2 Giugno 1988)

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