Trentadue piccoli film su Glenn Gould1993

SCHEDA FILM

Trentadue piccoli film su Glenn Gould

Anno: 1993 Durata: 90 Origine: CANADA Colore: C

Genere:BIOGRAFICO, DRAMMATICO

Regia:-

Specifiche tecniche:NORMALE A COLORI

Tratto da:-

Produzione:NIV FICHMAN - RHOMBUS MEDIA INC.

Distribuzione:MIKADO FILM (1994) - SAN PAOLO AUDIOVISIVI, POLYGRAM FILMED ENTERTAINMENT VIDEO

TRAMA

Glenn Gould, pianista canadese internazionalmente celebre, grande virtuoso, interprete geniale soprattutto di Bach, eccentrico, morì a 50 anni nel 1982 a Toronto per un colpo apoplettico. Il film ricostruisce le differenti sfaccettature della sua musica, del suo temperamento, della sua esistenza d'eccezione, attraverso alcune esecuzioni originali di Gould, attraverso l'interpretazione di Colm Feore, attraverso frammenti narrativi; attraverso testimonianze (anche di Yehudi Menuhin), testi autobiografici visualizzati.

CRITICA

"Un ritratto studiato sui documenti e poi ricreato con vitalissimo fervore, ma anche, contemporaneamente, un tipo di cinema del tutto insolito che, in equilibrio sempre perfetto tra la verità e la finzione tesa a ricostruirla, raggiunge approdi estetici sicuri; con finissimo stile. Vi si aggiungano le musiche: una colonna sonora interamente dedicata alle esecuzioni più famose di Gould; una festa per gli intenditori, ma anche una gioia per lo spettatore di tutti i giorni: perché quando l'arte c'è, piace a tutti." ('Il Tempo', 18 giugno 1994) "Molto lodato e premiato, molto elaborato, in parte affascinante, il film, strutturato a imitazione delle 'Variazioni Goldberg' di Bach, composto da trentadue frammenti anche brevissimi, accompagnato dalle esecuzioni pianistiche originali di Gould, mette insieme materiali diversi. Testimonianze di parenti, domestici, amici e altri musicisti (anche Yehudi Menuhin). Testi autobiografici visualizzati, testi di interviste concesse da Gould, elencazione dei suoi farmaci di malato e di ipocondriaco. Immagini del Grande Nord canadese glaciale e bello quanto la solitudine, immagini astratte o d'animazione. Alcune delle trentadue idee sono buone, molte sono banali. La giusta preoccupazione di evitare enfasi e sentimentalismi si altera in freddezza. L'ambizione un poco vanesia di fare una biografia diversa da tutte cancella la semplicità, la musica è spesso cancellata dall'aneddotica: tuttavia il film rimane tra i più interessanti che si possano vedere adesso, un esperimento notevole." (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 8 luglio 1994) "Totalmente immerso nelle registrazioni gouldiane senza trascurare che un paio di esse stanno viaggiando per destinazione ignota oltre il sistema solare sui Voyager), il film ostenta il legittimo snobismo di non far sedere mai il maestro al pianoforte. Ma insieme commette l'errore di non mostrarlo mentre studia. Parola di Bernhard: 'Suonava ogni giorno da otto a dieci ore, e spesso anche di notte. Non passa giorno senza suonare il pianoforte'. Va bene il genio non si spiega, così si rischia di farci dimenticare che la identificabile delle componenti è una fatica improba, bestiale e quotidiana." ('Il Corriere della Sera', 21 giugno 1994)

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