Tre1996

SCHEDA FILM

Tre

Anno: 1996 Durata: 95 Origine: ITALIA Colore: C

Genere:COMMEDIA

Regia:-

Specifiche tecniche:NORMALE A COLORI

Tratto da:-

Produzione:VITTORIO E RITA CECCHI GORI PER CECCHI GORI GROUP - TIGER CINEMATOGRAFICA, PROD. ASSOC. SILVIA VERDONE PER VITTORIA CINE

Distribuzione:CECCHI GORI DISTRIBUZIONE - CECCHI GORI HOME VIDEO

TRAMA

Sul finire del Settecento, in Toscana, il Barone Jacopo del Serchio e sua moglie Chiara nella loro bella villa conducono una vita eccentrica e stravagante. Il Barone, libertino e miscredente, accoglie in casa il Vescovo di Pisa che vuole per il Papa un po' del pregiato olio del Barone ma costui oppone un netto rifiuto. In seguito il Marchese de Carolis offeso per le "attenzioni" verso la propria sposa, sfida a duello il Barone, che lo ferisce dopo averlo distratto. Quando la Baronessa parte per visitare la propria madre, il Barone si consola immergendosi in sogni e fantasie erotiche; poi passa a "gettare" il pane ai poveri; discute con i servi sulla "rivoluzione" esplosa in Francia e, per apparire liberale, li invita a mensa; si dichiara allergico ai nobili e preti e come segno della sua liberalità, fornisce armi e cavalli ai servi che vogliono andare in Francia a combatere con i rivoluzionari, trattenendo come ostaggio e "pegno" Leonardo, un giovane garzone di cui subisce un certo fascino. Anche Chiara, di ritorno in villa, rimane colpita dal fascino del giovane garzone, che viene lavato, vestito e introdotto in villa. In occasione di una festa Leonardo si siede a mensa con Chiara, ma è il Barone che lancia all'uomo un ambiguo segnale. Leonardo ha altre idee: va nella scuderia e, preso un cavallo, cerca di fuggire: vuole recarsi anche lui in Francia, ma viene scoperto e incatenato. Dopo un incontro "intimo" con il barone, a cui chiede di liberare Leonardo, Chiara va a visitare il garzone incatenato. Frattanto al Barone viene riferito che i briganti hanno ucciso i servi partiti per la Francia ed hanno rubato i cavalli. Il Barone allora libera Leonardo e lo abbraccia. Poi Leonardo si incontra con Chiara: ora il "triangolo" è completo. Dopo un'orgia a tre, il Barone e Leonardo si sfidano in una corsa a cavallo che termina in un alterco: Leonardo pretende Chiara, la violenta e dopo un duro confronto con il Barone fugge. Successivamente il medico annuncia al Barone che la Baronessa è incinta. Tale notizia crea dubbi e crisi nel Barone, cui la presenza del Vescovo in villa offre una nuova occasione per sottolinearne, in un penoso confronto, la totale amoralità. Frattanto il bimbo nato da un rapporto di Chiara e Leonardo, cresce. Finché un giorno Leonardo torna gradito ospite dal Barone e dalla Baronessa: il "triangolo" così può riprendere.

CRITICA

"Se riuscite a prendere sul serio Christian De Sica imparruccato nei panni di un esteta che tiene statue viventi in giardino e nutre un sacro orrore per la violenza e i suoi riti (caccia, duelli); se non vi ferisce le orecchie il gergo tardonesco ("ti sei bevuto il cervello, ci fate un culo così") paracadutato nel secolo dei Lumi; se insomma superato lo choc di una ricostruzione che per essere schietta è soprattutto sciatta, sotto la crosta popolaresca della confezione troverete un singolare (e sentito) inno alla tolleranza (nelle stalle del barone c'è anche una specie di Lothar, messo lì a ricordarci le mille facce del razzismo), un elogio ostantato e naïf dell'amore libero affidato alla figura di questo malinconico Pigmalione bisex. Che però ha troppo in odio "gli intellettuali! ("tutti col complesso del Padreterno") per non ritrovarsi isolato nella sua battaglia. Caro barone, i libertini erano anzitutto filosofi. Ridurli a dispensatori di biscottini fallici ed elogi del culo in versi significa mortificarli un tantino." (Il Messaggero, Fabio Ferzetti, 6 ottobre 1996) "Film insolito nel panorama del nostro cinema (lo si direbbe più francese che italiano per il deliberato gusto del racconto erotico-filosofico tipico del secolo dei lumi), '3' avrebbe forse richiesto uno stile meno rigidamente realistico, più morbido e avvolgente. E tuttavia costituisce un'operina di intrigante ispirazione, contrappuntata di tocchi gustosi come la canzone a "double face" in cui si esibisce il protagonista, la tirata sul deretano del caratterista napoletano Tommaso Bianco, la gara per spaccare i cocomeri a testate e la gran scena dell'arcivescovo affidata a quel godibile ministuristadel recitare estroso che è Leo Gullotta." (Tullio Kezich, 'Coriere della Sera', 7 ottobre 1996)

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