SCHEDA FILM

TRE PICCOLI OMICIDI

Anno: 1997 Durata: 105 Origine: RUSSIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:-

Specifiche tecniche:-

Tratto da:DA UN'IDEA DI KIRA MURATOVA

Produzione:IGOR TOLSTUNOV PER PRODUCTION COMPANY (PROFIT), NTV-PROFIT

Distribuzione:ISTITUTO LUCE - VIDEO CLUB LUCE

TRAMA

SALA CALDAIA N.6 Un uomo, ridotto in forte stato confusionale, va a trovare un vecchio compagno di scuola che lavora come fuochista in un locale caldaie. L'uomo ha con sé un baule in cui ha rinchiuso il corpo di una vicina di casa che ha appena ucciso al termine di una furibonda lite. Dopo molta insistenza, l'uomo riesce a convincere l'amico a bruciare il cadavere nel forno. OFELIA Ofelia, una bella ragazza orfana, trova lavoro preso gli archivi di un ospedale. La scelta non è stata fatta a caso. Ofelia vuole scoprire l'identità della madre che in quell'ospedale l'aveva partorita e subito abbandonata. Trovato il nome, Ofelia rintraccia la donna, diventa sua amica e alla prima occasione la spinge in mare, affogandola. LA MORTE E LA BAMBINA Starik, un intellettuale, ormai anziano e paralizzato, ha per unica compagnia la figlia del suo vicino di casa di appena cinque anni. Il vecchio passa le giornate a spiegarle tutte le bruttture che l'attndono nel corsi dell'esistenza. Finché la bambina, esasperata e addolorata, decide di avvelenare l'uomo con l'arsenico.

CRITICA

"'Tre piccoli omicidi', tre episodi. (...) Soprattutto coinvolge il modo con cui la regista (che questa volta ha messo mano solo al testo dell'ultimo episodio) reinterpreta il cinema in cifre tanto più limpide e terse quanto più l'orrore di quegli omicidi si propone senza veli: con immagini ora aride ora corpose affidate a climi, salvo nel primo episodio, implacabili e quasi paradossali nonostante la loro naturalezza voluta. Fra gli interpreti cito soprattutto la bionda pluriomicida del secondo episodio, Renata Litvinova, e il vecchio dell'ultimo, Oleg Tabakov: due facce che si incidono." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 24 luglio 1998) "'Tre piccoli omicidi' è dedicato, in un sussulto di nostalgia per la giovinezza, alla memoria di Sergej Gerasimov, il maestro con cui la Muratova si diplomò regista alla scuola di cinema Vgik di Mosca, ed è composto da tre storie di crimine quotidiano. (...) Filmate magnificamente, sono tre piccole storie orribili, magari aneddotiche come semplici favole nere al confronto con quel grande grido dell'ira che era 'La sindrome astenica': ma capaci di raccontare quale incubo possa essere la Russia contemporanea, crudele, pazza, misteriosa." (Lietta Tornabuoni, 'L'Espresso', 6 agosto 1998)

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