13 Assassini2009

SCHEDA FILM

13 Assassini

Anno: 2009 Durata: 126 Origine: GRAN BRETAGNA Colore: C

Genere:AZIONE

Regia:Takashi Miike

Specifiche tecniche:ARRICAM, 2K, SUPER 35 STAMPATO A 35 MM (1:2.35)

Tratto da:-

Produzione:TV ASAHI CORPORATION, TOHO CO. LTD, DENTSU INC., SEDIC DEUX INC., RAKUEISHA CO. LTD

Distribuzione:BIM (2011), DVD: 01 DISTRIBUTION/BIM

ATTORI

Kôji Yakusho nel ruolo di Shinzaemon Shimada
Takayuki Yamada nel ruolo di Shinrouko
Yusuke Iseya nel ruolo di Koyata
Gorô Inagaki nel ruolo di Lord Naritsugu Matsudaira
Masachika Ichimura nel ruolo di Hanbei Kitou
Mikijiro Hira nel ruolo di Sir Doi
Hiroki Matsukata nel ruolo di Kuranaga
Ikki Sawamura nel ruolo di Mitsuhashi
Arata Furuta nel ruolo di Sahara
Tsuyoshi Ihara nel ruolo di Hirayama
Masataka Kubota nel ruolo di Ogura
Sosuke Takaoka nel ruolo di Hioki
Seiji Rokkaku nel ruolo di Otake
Kôen Kondô nel ruolo di Horii
Yûma Ishigaki nel ruolo di Higuchi
Kazuki Namioka nel ruolo di Ishizuka
Kazue Fukiishi nel ruolo di Tsuya/Upashi
Koshiro Matsumoto nel ruolo di Yukie Makino
Mitsuki Tanimura nel ruolo di Chise Makino
Shinnosuke Abe nel ruolo di Genshiro Deguchi
Takumi Saitô nel ruolo di Uneme Makino
Masaaki Uchino nel ruolo di Zusho Mamiya
Ken Mitsuishi nel ruolo di Asakawa
Meguru Katô
Nizaemon Kataoka
 

SOGGETTO

Ikegami, Kaneo
 
 

MUSICHE

Endô, Kôji
 

MONTAGGIO

Yamashita, Kenji
 

SCENOGRAFIA

Hayashida, Yûji
 
 

EFFETTI

Saka, Misako

TRAMA

Un gruppo di samurai si riunisce per una missione suicida messa in atto per uccidere un malvagio signore locale.

CRITICA

"Follia pop o autorialità classica? La seconda. '13 Assassini' è l'opera più accessibile di Takashi Miike, perché smussa la trasgressiva poetica del regista nipponico senza edulcorarla né svilirla. La storia è in cappa e spada, con i samurai per trama e le cospirazioni per ordito, nel Giappone feudale di primo '800: Miike rifà l'omonimo di Eichi Kudo con una certa fedeltà, ma guarda anche al capolavoro di Akira Kurosawa, 'I sette samurai', senza lazzi postmoderni bensì rispettosa cinefilia. (...) Battaglia meravigliosamente coreografata e montata, a terra rimane esanime il mondo samurai, tra arretratezza feudale, senso del dovere stolido e mitologia fessa, e vale anche per oggi. In piedi e sull'attenti, viceversa, un grande Miike." (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 23 giugno 2011) "Takashi Miike, abbonato alla Mostra di Venezia, ha schiere di fan fedeli e acritici che certo giubileranno anche di fronte a questo esempio di manierismo che non riesce nonostante gli sforzi a diventare 'classico'." (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 24 giugno 2011) "Come si cancella la tirannia? Un tempo si addestrava un mucchio selvaggio di guerrieri valorosi e si uccideva il tiranno. (...) Alle prese con il genere storico sui samurai Takashi Miike non forza però la forma con sciabolate espressioniste (ma la donne tronco a cui viene tagliata la lingua ed è all'origine della vendetta, è insostenibile), diciamo che si diverte a far un po' dell'accademia, ma resta quel giocoliere naturale dell'umorismo e della violenza che ha esibito nella sua già lunga e feconda carriera (il fumettistico 'Yattaman' compreso), anche se il materiale è più che incandescente, e le guardie del crudele e annoiatissimo Naritsugi: (l'attore Goro Inagaki), il signorotto feudale, sanno creare una macchina sadica di impressionante potenza. Il remake (che negli Stati Uniti è stato tagliato di circa 20 minuti) è un omaggio non solo a un genere 'faro' del cinema giapponese, al gioco d'azzardo, e, ancora, al western all'italiana, Miike ne è un fan degno di Tarantino e aveva infatti già dedicato il suo precedente e più delirante film, 'Sukiyaki Western Django' (2007) a Sergio Corbucci. Insomma c'è poco Akira. L'infinita battaglia, annunciata dal proclama 'massacro totale' scritto col sangue, è un'iperbolica danza della giustizia e della vendetta contro il futuro shogun che si crede al di sopra della legge. (...) Effetti digitali esibiti insieme a una cupa e materica devastazione per la più ossessiva e delirante carneficina mai vista. Alla fine, come accade nella rivisitazione anti-eroica del West, la morte si mostrerà nel suo dolore, fuori dalla rappresentazione anonima e di massa. Il mito non è immortale, e neanche il tiranno." (Mariuccia Ciotta, 'Il Manifesto', 24 giugno 2011) "Ancora un film di Takashi Miike, uno dei più prolifici registi giapponesi di oggi che, dai Sessanta in poi, è arrivato a proporsi qui da noi con oltre una ventina di film, tutti di varia e spesso modesta ispirazione, dalla commedia al gangster, dal dramma erotico al thriller. (...) Takashi Miike ha mestiere, non foss'altro per i tanti film che bene o male ha condotto in porto. E qui l'ha esibito tutto, privilegiando le pagine corali a danno un po' delle psicologie, ma approdando alla lunga ad uno spettacolo che non tarda a coinvolgere abbastanza anche lo spettatore occidentale. Per i ritmi affannati, per i passaggi tutti violenze e sangue e per un linguaggio che, decolorando le immagini, si propone con i segni di uno stile, soprattutto presente nella ricostruzione visiva di quel Medio Evo giapponese sempre epico ma, nello stesso tempo, rustico e ruvido. Con sapori di cronaca." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo cronaca di Roma', 24 giugno 2011) "Takashi Miike è un regista di film di culto che qui si mette al servizio di una storia 'classica', già portata al cinema da Mizoguchi, senza eccedere con i suoi estremismi, anzi dimostrando rispetto per i maestri a cui in qualche modo si riferisce (da Kurosawa a Misuri). (...) La scena finale, la grande battaglia, è di una lunghezza epica e vale da sola l'intero film." (Dario Zonta, 'L'Unità', 24 giugno 2011) "Tredici uomini e una missione: massacro totale. Torna col regista di 'Audition', Takashi Miike, il grande cinema giap in costume e accontenta tutti. Come si fa a non essere dalla parte dei dodici samurai, più un matto di montagna, quand'è in gioco la lotta contro la prevaricazione e gli abusi di potere? (...) Molto elegante." (Cinzia Romani, 'Il Giornale', 24 giugno 2011)

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