Palermo Shooting2008

SCHEDA FILM

Palermo Shooting

Anno: 2008 Durata: 124 Origine: GERMANIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:Wim Wenders

Specifiche tecniche:-

Tratto da:-

Produzione:WIM WENDERS E GIAN-PIERO RINGEL PER WENDERS IMAGES GMBH CON I FONDI DELLA PROVINCIA REGIONALE DI PALERMO - AAPIT (POR SICILIA), COMUNE DI PALERMO, NRW FILMSTIFTUNG E MEDIENBOARD BERLIN-BRANDENBURG IN COLLABORAZIONE CON ZDF, ARTE E PICTORION DAS WERK

Distribuzione:BIM

ATTORI

Campino nel ruolo di Finn
Giovanna Mezzogiorno nel ruolo di Flavia
Dennis Hopper nel ruolo di Frank
Inga Busch nel ruolo di Karla
Sebastian Blomberg nel ruolo di Manager/Julian
Francesco Guzzo nel ruolo di Giovanni
Wolfgang Michael nel ruolo di Erwin
Harry Blain nel ruolo di Harry
Gerhard Gutberlet nel ruolo di Gerhard
Axel Sichrovsky nel ruolo di Hans
Patti Smith nel ruolo di Se stessa
Lou Reed nel ruolo di Se stesso
Milla Jovovich nel ruolo di Se stessa
Giovanni Sollima nel ruolo di Se stesso
Jana Pallaske nel ruolo di Studente
Udo Samel nel ruolo di Banchiere
Alessandro Dieli nel ruolo di Dottore
Aurora Quattrocchi
Irina Gerdt
Letizia Battaglia
Melika Foroutan
Olivia Asiedu-Poku
 

SCENEGGIATORE

Ohler, Norman
Wenders, Wim
 

MUSICHE

Schmidt, Irmin
 

SCENOGRAFIA

Soukup, Sebastian
 

COSTUMISTA

Maglia, Sabina

TRAMA

Fotografo di fama mondiale, Finn conduce una vita movimentata che gli invidiano in molti. Basti dire che dorme pochissimo e che il suo telefono cellulare suona in continuazione. Con la cuffia sempre sulle orecchie si gode la fedele compagnia della musica. Ma quando all'improvviso la sua vita perde il suo ritmo, Finn abbandona tutto. Il suo vagabondare lo porta da Düsseldorf a Palermo dove la sua strada si incrocia con quella di un misterioso assassino che non gli dà tregua. Ma, nello stesso tempo, ha l'occasione di cambiare la sua vita e poco dopo incontra una giovane donna di cui si innamora...

CRITICA

"È successo e succederà a tutti i grandi registi sbagliare un film. Da qualche anno, però, a Wim Wenders succede troppo spesso. Dispiace molto, infatti, ritrovare il regista che lanciò proprio a Cannes 'Il cielo sopra Berlino' trasformato in un mistico veggente di anime, per di più attirato dagli equivoci brividi dell'esotismo. Ex pellegrino sapiente delle lande statunitensi, Wenders s'era già misurato con la mediterraneità in 'Lisbon Story' (1994), ma evidentemente l'ispirazione non è più quella di un tempo... (...) Tutto sa di pretenzioso e posticcio, a cominciare dalle auto-indulgenti comparsate dell'ex sindaco dipietrista Leoluca Orlando e della rinomata fotografa Letizia Battaglia; senza contare che Palermo e persino la meravigliosa cittadina di Gangi ci fanno la figura di sfondi turistici. Il culmine del ridicolo è toccato dal finalissimo, quando Campino e il cappuccione (Dennis Hopper) intrecciano tra le scalette e gli scaffali degli Archivi Comunali un duello/dialogo sui Sommi Temi. Retorica e goffaggini a parte, c'è anche il guaio che l'aveva già fatto un certo Bergman ne 'Il settimo sigillo'". (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 24 maggio 2008) "La ricerca spirituale di Wenders sfiora solo la trascendenza nel viso da madonna di Giovanna Mezzogiorno, anche lei attratta da ciò che non si vede, e approda in un delirio continuo di sonno-veglia alla più umana paura di vivere. La presenza di Giovanna si fonde con i paesaggi mentali, è lei stessa un elemento immateriale, forse uscita dal dipinto, forse risposta all'inquietudine dello straniero. Campo-controcampo tra realtà e visione, il film è sullo sguardo, sul cinema e il suo principale avversario, la morte, il 'negativo della pellicola', parola che in tedesco è declinata al maschile. E per questo probabilmente l'arciere misterioso è interpretato da un assurdo cavaliere del nulla, Dennis Hopper. In un labirinto di scale dalla prospettiva Lovecraft o Escher, il fotografo di Düsseldorf incontra la Morte e il dialogo che segue è degno, di un racconto gotico. L'icona della figura in nero con la falce si trasforma nel cavaliere errante che soffre per l'ostilità degli esseri umani, sempre in fuga davanti a lui. Eppure la Morte non è che lo specchio di ognuno, il riflesso di se stessi e delle persone amate. L'inquadratura impossibile è l'istantanea della fine. Quella del crash nell'automobile che sfreccia su una pista già funebre, la macchina fotografica montata sul parabrezza, l'incidente che proietta il vagabondo di Palermo in un altrove smaterializzato. Pensando ad Antonioni, Wenders segue un tragitto di realtà alterata, il suo personaggio è uno zombie, un abitante dell'oltretomba. Già morto. E questa è la storia di una resurrezione." (Mariuccia Ciotta, 'Il Manifesto', 21 novembre 2008) "Düsseldorf è la città natale di Wenders ed è evidente la sua totale identificazione con il protagonista, interpretato da un non-attore, il cantante rock Campino, del tutto spaesato. Giovanna Mezzogiorno è sprecata per un personaggio inerte, mentre le comparsate di Lou Reed e Dennis Hopper rischiano di esaurirsi in un gioco cinefilo vecchio di trent'anni. Di quando Wenders faceva film profondamente cinefili (come 'L'amico americano') ma vitali. Qui il cinema c'è, ma manca proprio la vita." (Alberto Crespi, 'L'Unità', 21 novembre 2008)

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