The Life of David Gale2001

SCHEDA FILM

The Life of David Gale

Anno: 2001 Durata: 131 Origine: USA Colore: C

Genere:DRAMMATICO, THRILLER

Regia:Alan Parker

Specifiche tecniche:TECHNICOLOR

Tratto da:una storia vera

Produzione:DIRTY HANDS PRODUCTIONS - UNIVERSAL PICTURES - INTERMEDIA FILMS - SATURN PICTURES

Distribuzione:UIP (2003)

ATTORI

Kevin Spacey nel ruolo di David Gale
Chris Warner nel ruolo di Burly Orderly
Kate Winslet nel ruolo di Bitsey Bloom
Gabriel Mann nel ruolo di Zack
Rhona Mitra nel ruolo di Berlin
Jim Beaver nel ruolo di Duke Grover
Julia LaShae nel ruolo di Una Yuppie
Laura Linney nel ruolo di Constance Hallaway
Leon Rippy nel ruolo di Braxton Belyeu
Matt Craven nel ruolo di Dusty
Ryan T. Hancock nel ruolo di Partecipante alla gara di bevute
 
 

SCENEGGIATORE

Randolph, Charles
 

MONTAGGIO

Hambling, Gerry
 

SCENOGRAFIA

Kirkland, Geoffrey
 

TRAMA

Texas, oggi. Mentre in carcere sta aspettando il giorno dell'esecuzione capitale, David Gale, un tempo stimato docente di filosofia e attivista di un movimento contro la pena di morte, ottiene il permesso per rilasciare un'intervista alla giornalista Bitsey. A lei Gale dice di non aver stuprato né ucciso l'amica Costance, di essere anzi vittima di un complotto per denunciare il quale ora intende raccontare come si sono svolti veramente i fatti. Torna così a qualche tempo addietro, quando la falsa accusa di una studentessa per violenza sessuale gli aveva causato la perdita sia del posto all'università sia della moglie trasferitasi in Spagna con il figlioletto. Disperato e senza prospettive, Gale si era dato all'alcool e quindi aveva trovato rifugio presso l'amica Constance, conosciuta all'interno dell'associazione contro la pena di morte. Ascoltando questi fatti nell'arco di alcuni giorni, Bitsey si forma la convinzione che Gale sia innocente e che quindi stia per essere commessa un ingiustizia. Questa tesi sembra avvalorata di lì a poco dalla scoperta di un video: vi si vede Constance che sta per suicidarsi perché afflitta da un male terminale e che però vuole fare passare la propria morte per un omicidio al fine di dimostrare la fallibilità della giustizia e delle condanne. Bitsey cerca di far prevenire questa prova in tempo utile ma non ci riesce. Gale viene giustiziato. Subito dopo Bitsey riceve un'altra cassetta che comincia dove finiva l'altra: stavolta vicino al corpo senza vita di Constance appare Gale che non tradisce emozioni e guarda in camera, anche lui complice di quella 'macchinazione'.

CRITICA

"All'inizio suggerisce intenzioni politiche (...) Via via che l'indagine della volenterosa giornalista Kate Winslet per scoprire la verità va avanti, però, la fiction prende il sopravvento e l'intreccio si fa sempre più macchinoso. Fino a risultare improbabile e addirittura controproducente per la causa che Parker va perorando". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 8 febbraio 2002) "La trama ricostruisce la vita di Gale in una serie di serrati flash-back, montati con un ritmo solido, intenso: l'alta professionalità di Parker emerge con forza, il film è potente anche se, come scoprirete vedendolo, altamente discutibile. Per la serie: non abbiamo risposte: solo domande. E l'ultima angosciosa domanda è contenuta nell'ultimissima inquadratura: non uscite prima e soprattutto non entrate a film iniziato. Buon divertimento". (Alberto Crespi, 'Film Tv', 25 marzo 2003) "Si tratta di un thriller, costruito tenendo ben presenti le esigenze commerciali e in cui, via via che l'indagine va avanti, la fiction prende il sopravvento sulla 'tesi' e l'intreccio si fa sempre più macchinoso, con scarso rispetto per la verosimiglianza e la legge delle probabilità. Il soggetto ricorda piuttosto da vicino quello di un film del 1956, 'L'alibi era perfetto', uno tra i noir americani meno noti di Fritz Lang: ma laddove Lang componeva con geometrica lucidità e rigore morale la sua arringa contro la pena di morte, Alan Parker si dà da fare per stupirci con colpi di scena, rimescolamenti di carte e 'rivelazioni' che non sorprenderebbero neppure il più ingenuo degli spettatori. Fino, e qui si arriva al paradosso, a una conclusione controproducente proprio per la causa che sta perorando". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 22 marzo 2003) "Da qualche tempo, su tutta la filmografia di Alan Parker è in atto, almeno in Italia, una revisione che tende a sminuire persino la sua produzione d'impegno civile. Il principale capo d'accusa è 'effettismo', con l'aggravante di variazioni di ritmo inconcepibili per un musicofilo qual è il regista di 'The Wall'. In effetti Alan Parker ha quasi sempre dovuto combattere con la tentazione di 'sparare' pugni allo stomaco degli spettatori. Soltanto il lavoro degli sceneggiatori articolato sia nei dettagli che nella tenuta narrativa, come è accaduto in 'Evita', gli ha risparmiato, rare volte, certe forsennate entrate fuori tempo, con conseguenti cadute di ritmo. A proposito di questo nuovo 'thriller lento', con doppia rivelazione conclusiva, si può parlare di un Parker al quadrato. Più nel male che nel bene. Il tema della lotta alla pena di morte è chiaramente un pretesto per innescare il meccanismo contorto che dovrebbe portare a un'esecuzione capitale". (Alfredo Boccioletti, 'Il Resto del Carlino', 23 marzo 2003) "Per dire l'unico motivo d'interesse di questo ennesimo libello sulla giustizia che uccide, bisognerebbe svelare il colpo di scena finale, in cui il sacrificio della vita rasenta l'inverosimile. Il regista Parker ('The commitments', 'Le ceneri di Angela') è al servizio di uno script prevedibile, così fiero del colpo di teatro che omette di inventare qualcosa di originale nel percorso, nell'ormai vasta casistica di giornalisti, suore e poliziotti che all'ultimo minuto cercano di salvare un innocente dalla morte ('Dead man walking', 'Fino a prova contraria', tra gli ultimi). Spacey lavora per il conto in banca. Ma non è colpa sua". (Silvio Danese, 'Il Giorno', 22 marzo 2003)

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