I ragazzi stanno bene2010

SCHEDA FILM

I ragazzi stanno bene

Anno: 2010 Durata: 106 Origine: USA Colore: C

Genere:COMMEDIA

Regia:Lisa Cholodenko

Specifiche tecniche:D-CINEMA, 35 MM (1:1.85)

Tratto da:-

Produzione:ANTIDOTE FILMS, MANDALAY VISION, GILBERT FILMS

Distribuzione:LUCKY RED (2011)

ATTORI

Julianne Moore nel ruolo di Jules
Annette Bening nel ruolo di Nic
Mark Ruffalo nel ruolo di Paul
Mia Wasikowska nel ruolo di Joni
Josh Hutcherson nel ruolo di Laser
Yaya DaCosta nel ruolo di Tanya
Kunal Sharma nel ruolo di Jai
Eddie Hassell nel ruolo di Clay
Zosia Mamet nel ruolo di Sasha
Joaquín Garrido nel ruolo di Luis
Rebecca Lawrence nel ruolo di Brooke
Lisa Eisner nel ruolo di Stella
Eric Eisner nel ruolo di Joel
Sasha Spielberg nel ruolo di Trovatella
James MacDonald nel ruolo di Padre di Clay
Margo Victor nel ruolo di Barman
 

MONTAGGIO

Werner, Jeffrey M.
 

SCENOGRAFIA

Berghoff, Julie
 

COSTUMISTA

Hannan, Mary Claire

TRAMA

Nic e Jules stanno insieme da anni e sono abituate agli alti e bassi della loro storia d'amore, anche se spesso Jules, che si occupa della casa e ricopre pienamente il ruolo di madre, si sente trascurata da Nic, sempre impegnata nel lavoro. La coppia ha due figli, concepiti in provetta con lo stesso uomo che però i ragazzi non hanno mai conosciuto. La figlia maggiore, Joni, è una studentessa modello, sta per compiere 18 anni e partire per l'università. Suo fratello Laser ha 15 anni e preoccupa le sue mamme, consapevoli di quanto particolare sia gestire un adolescente maschio nell'età dello sviluppo e in apprensione per la sua amicizia con Clay, un coetaneo problematico e in costante cerca di guai. Un giorno Laser chiede a sua sorella di aiutarlo: ha il desiderio di conoscere finalmente il padre naturale e lei, che ha appena raggiunto la maggiore età, può farne richiesta formale. Joni non ne sente il bisogno, ma decide di accontentare il fratello e insieme lo vanno a trovare. Paul, proprietario di un ristorante bio-organico, si rivelerà un tipo decisamente sui generis e ne combinerà di tutti i colori, portando scompiglio in famiglia.

CRITICA

"La scommessa di Lisa Cholodenko non era delle più scontate: raccontare la storia di una famiglia con due madri (e due figli, un maschio e una femmina) come fosse la più normale e scontata delle cose. Cercando di far dimenticare il più possibile allo spettatore che, anche se affidate a due star del calibro di Julianne Moore e Annette Bening, le protagoniste sono una coppia lesbica. Anzi, una famiglia lesbica. Per farlo, la regista e cosceneggiatrice (insieme a Stuart Blumberg) ha scelto la via del 'film di genere', costruendo la storia come quella di una normalissima commedia matrimoniale, con i prevedibili screzi di una coppia rodata (nel film non si dice ma si immagina che le due protagoniste stiano insieme da venti e più anni), attraversata dalle dinamiche famigliari tipiche della disparità professionale. (...) Quello che poteva anche diventare un mélo psicologico sulla figura paterna, diventa una specie di commedia (più o meno) sofisticata, tutta giocata sui contrasti di carattere e di comportamento delle donne." (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 10 marzo 2011) "Ecco un prodigio fatto a film, che nel suo genere è senza precedenti. Perché superando ogni cliché tragi/comico del gay movie, racconta con intelligenza, arguzia, raffinatezza e sano umorismo la quotidianità di un normale nucleo famigliare alle prese con gli alti e bassi della vita di relazione. Osannato ai festival internazionali, vincitore del Golden Globe, ma purtroppo trascurato agli Oscar per cui era candidato (supreme la sceneggiatura e la performance della Bening), appartiene a quel cinema di cui non ci si stanca mai. Tra i migliori titoli di questi mesi. Da vedere e rivedere e rivedere." (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 10 marzo 2011) "Perché il cinema Usa parla al mondo intero? Perché prende conflitti (emozioni, sentimenti) universali, e li traduce in gesti, gusti, comportamenti, profondamente americani, cioè locali, ma perfettamente messi in scena. E infatti basta vedere una gran bella commedia come 'I ragazzi stanno bene' per capire perché una storia così funzioni così bene anche in un paese come il nostro. (...) Anche le coppie gay possono ergersi a baluardo della morale nel senso più tradizionalista del termine. Il che non ci sembra una conquista, tanto più che per giustificare il testacoda la pur abilissima Cholodenko deve rimangiarsi tutto ciò a cui ci ha fatto credere fino a poco prima il film. Omaggio tardivo e ipocrita alla morale dominante, o manifesto neocon di marca gay? Vista dal nostro arretratissimo paese, la questione sembra fantascienza. Ma i sentimenti forti smossi dal film provano che siamo tutti nella stessa barca. Italia e California, etero e gay." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 11 marzo 2011) "'I ragazzi stanno bene' non parla né degli 'Who' né della 'Dinamo Kiev'. È invece un film profondamente 'losangelino', e del resto la regista è nata proprio a LA nel 1964 e uno dei suoi precedenti lavori si intitola 'Laurel Canyon'. Lisa Cholodenko è una cineasta che solo vecchi dinosauri un po' snob come noi possono non ricordare. (...) 'I ragazzi stanno bene' è un film gioiosamente, orgogliosamente omosessuale. (...) 'I ragazzi. stanno bene' diventa, da un certo punto in poi, una divertente commedia degli equivoci, senza però perdere la propria serietà di fondo. Che consiste, in ultima analisi, in un raffinato gioco di specchi: inserire Paul fra le due donne è un grimaldello grazie al quale l'uomo etero viene scrutinato e 'vivisezionato' dalle due donne gay, ma anche queste ultime debbono mettere in gioco i propri stereotipi culturali - che esistono, eccome! - alla luce di come Paul vede loro, e il frutto del proprio 'dono'. (...) Difficile trovare due attrici migliori. Julianne Moore non è nuova a ruoli 'estremi' (come la pornostar di 'Boogie Nights'), quindi la vera sorpresa è Annette Bening, super-mamma e super-moglie (di Warren Beatty) che sembra divertirsi un mondo nel ruolo di 'padre' di famiglia; e quando canticchia 'All I Want' di Joni Mitchell, è pura poesia. Mark Ruffalo ha la fisicità e il talento giusto per dare a Paul una dimensione vera, non da macchietta. I due ragazzi sono Mia Wasikowska, la Alice di Tim Burton, che è già una star; e Josh Hutcherson, che lo diventerà." (Alberto Crespi, 'L'Unità', 11 marzo 2011) "La commedia di Lisa Cholodenko è arguta e profonda, a suo modo spiazzante, di sicuro divertente. Soprattutto mostra la distanza siderale esistente, in materia di diritti, tra la civile America e l'arretrata Italia. (...) Madri esemplari, si direbbe: premurose e sensibili, all'occorrenza severe. (...) Diciamo la verità: Annette Bening meritava, ben più di Natalie Portman, di vincere l'Oscar. Per come indossa le rughe e il tempo che passa, facendo di Nic un personaggio per nulla radical-chic: anzi fragile dietro il piglio autoritario, l'atteggiamento da uomo di casa. A dirla tutta, non è vero che 'ci si dimentica quasi subito della coppia lesbica', come sostengono le due attrici. Al contrario, il pregio del film sta proprio nello sguardo che la regista Lisa Cholodenko, gay dichiarata e felicemente coniugata, posa sulle due cinquantenni: descritte nel loro ménage matrimoniale, tra alti e bassi, bagni nella vasca al lume di candela e raffreddamenti sessuali combattuti a colpi di film macho-gay. (...) La commedia, frizzante senza essere frivola, non rinuncia a qualche nudo realistico, impertinente nei dialoghi, custodisce un sapore universale." (Michele Anselmi, 'Il Riformista', 11 marzo 2011) "Può dare un po' fastidio che Lisa Chodolenko, la regista, con dichiarate reminescenze autobiografiche, abbia raccontato questa storia - tutta ...californiana - come se si trattasse di una tranquilla vicenda tra coniugi, con quei figli che, in mezzo, hanno sì dei contrasti con le loro madri, ma per loro personali motivi adolescenziali e non a causa della singolarità di quella cosiddetta famiglia che li ha cresciuti. Bisogna però riconoscere a Lisa Chodolenko di aver scritto un testo abbastanza ben calibrato, dando risalti attenti alle personalità dei tre adulti (i due giovani, compresi i loro coetanei, sono piuttosto sfocati) e curando con sapienza le situazioni che le fanno procedere con scioltezza verso il finale, sostenute da dialoghi pronti a scavare nei caratteri, riuscendo spesso a chiarirvi in mezzo sfumature riposte. Gli interpreti concorrono all'impresa grazie ai loro carismi personali. Julianne Moore, specie al momento di lasciarsi coinvolgere nelle pagine eterosessuali; Annette Bening, una Nic con accentuati segni mascolini che però non ne attenuano certi risvolti di sentimenti caldi; Mark Ruffalo, il padre 'affittato', verosimile soprattutto come soddisfatto seduttore, (forse, da ultimo, pentito a metà)." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo Roma', 11 marzo 2011) "Che disastro, se la voglia di trasgressione precipita nella banalità. O nel ridicolo. Come succede a Lisa Cholodenko, regista e sceneggiatrice californiana dal dimenticabile pedigrée. (...) Non c'è una sequenza che non sia prevedibile, tipo quella in cui l'assatanata Jules strappa i pantaloni al nuovo ganzo, sbarrando gli occhi e manifestando un godimento anticipato, neanche Ruffalo fosse diventato il sosia yankee di Rocco Siffredi. Tanto rumore, quattro esageratissime nomination agli Oscar comprese, per nulla. Che bisogno c'era di ingaggiare due lesbiche? La storiella sarebbe stata tranquillamente in piedi anche con una coppia etero, ma sterile. Bah. Buoni sbadigli a tutti." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 11 marzo 2011)

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