Il responsabile delle risorse umane2010

SCHEDA FILM

Il responsabile delle risorse umane

Anno: 2010 Durata: 103 Origine: GERMANIA Colore: C

Genere:DRAMMATICO

Regia:Eran Riklis

Specifiche tecniche:35 MM (1:1.85)

Tratto da:romanzo omonimo di Abraham B. Yehoshua (ed. Einaudi)

Produzione:2-TEAM PRODUCTIONS, PALLAS FILM, EZ FILMS, HAI HUI ENTERTAINMENT, PIE FILMS

Distribuzione:SACHER DISTRIBUZIONE

ATTORI

Mark Ivanir nel ruolo di Responsabile Risorse Umane
Guri Alfi nel ruolo di 'Faina', il giornalista
Noah Silver nel ruolo di Ragazzo
Rozina Cambos nel ruolo di Console
Julian Negulesco nel ruolo di Vice Console
Bogdan Stanoevitch nel ruolo di Ex-marito
 
 

SCENEGGIATORE

Stollman, Noah
 

MUSICHE

Morin, Cyril
 

MONTAGGIO


Ascher, Tova
 
 

TRAMA

Quando una dipendente straniera di un panificio di Gerusalemme resta uccisa in un attentato, il responsabile delle risorse umane viene mandato al funerale in rappresentanza della ditta per rispondere alle accuse di indifferenza e disumanità. L'uomo, già attanagliato da una profonda crisi esistenziale a causa delle proprie vicende familiari, sarà costretto a intraprendere un improbabile viaggio che lo porterà fino al villaggio della donna e a capo di un convoglio funebre formato dal figlio ribelle della defunta, un giornalista insopportabile, una stramba console, un autista veterano e una bara.

CRITICA

"Un film israeliano, tratto da un romanzo di Abraham B. Yehoshua (Einaudi) e diretto dal regista de "Il giardino di limoni". Un film quieto, malinconico, che dovrebbe forse essere grottesco ma non lo diventa mai, preferendo i toni sommessi. (...) Il film è molto riuscito soprattutto nel tono, nella tristezza paziente del protagonista." (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 3 dicembre 2010) "Grande libro, film a metà. Tratto dal romanzo di Yehoshua (Einaudi), 'II responsabile delle risorse umane' ci ricorda i rischi nascosti in ogni adattamento. (...) C'è una colpa, minuscola e cosmica, metafora di Israele e dei suoi affanni (brutto segno se nemmeno i datori di lavoro hanno notato l'assenza di quella lavoratrice immigrata). E un pugno di personaggi disegnati con delicatezza e maestria: il protagonista, l'eccentrica console d'Israele che lo accoglie nella gelida Romania, i familiari sgomenti della povera defunta. Ma peripezie, impedimenti, incontri on the road, sono troppo 'telefonati' per emozionare davvero. E la progressiva pacificazione - con se stesso e col mondo- che si impadronisce del protagonista (grande Mark Ivanir) cala come dall'alto. Come succede a volte ai film troppo scritti. Anche se sono scritti benissimo." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 3 dicembre 2010) "La parte di viaggio è meno riuscita che quella iniziale, perché il film non è nelle figurine di contorno, ma nelle espressioni - fastidio, perplessità, desolazione - del notevole protagonista, Mark Evanir." (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 3 dicembre 2010) "Viaggio on the road di un folle gruppo dove son fusi dramma e commedia. Il regista Riklis, esperto di sadomasochismo politico mediorientale, rinuncia a una soluzione tenendo caldi i valori di responsabilità e perdono, mescolando 'Simon Koniaski' a 'Ogni cosa è illuminata' per chiarire l'assurda burocrazia etica del titolo, invitando a fare i rabdomanti di se stessi." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 3 dicembre 2010)

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